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Tunisia: inizia la corsa alla presidenza

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In vista delle prossime elezioni previste nel 2019, i partiti tunisini si stanno già muovendo per proporre i loro candidati

Di Walid Tlili. Al-Araby al-Jadeed (04/07/2017). Traduzione e sintesi di Gemma Baccini.

I partiti e le personalità politiche tunisine si preparano a risolvere disaccordi e competizioni al momento delle elezioni regionali di fine anno e delle legislative e presidenziali del 2019. Pare che tutti abbiano fretta di arrivarvi e tentino di anticipare questo evento cercando di mettere in mostra gli argomenti politici e ideologici su cui discordano. La situazione tunisina attuale mostra, senza alcun dubbio, che nella società sono presenti grandi spaccature e vere divisioni, createsi al momento delle elezioni precedenti. La situazione è preoccupante per tutti, vincitori e vinti, poiché anche nei dibatti sulle questioni tunisine importanti, non si è arrivati, fino ad ora, ad un accordo generale.

Alcuni considerano questa situazione normale, visto che il Paese non ha ancora raggiunto la stabilità politica. Nonostante questa instabilità si sia ripercossa sulle prestazioni dello stato e abbia creato problemi socio-economici enormi che minacciano il destino della neonata democrazia, la sfida politica sembra essere la priorità e porta i partiti a ignorare i bisogni dei tunisini, in nome dei quali è stata fatta la Rivoluzione, e forse pagheranno tutti un caro prezzo se la gente perderà la pazienza. In realtà questa situazione è cominciata a partire dall’annuncio della vittoria di Nidaa Tounes e di Ennahda con la maggioranza dei seggi, seguita dall’annuncio della loro coalizione. Ciò faceva sembrare che la scena politica fosse divisa in un governo e un’opposizione. In realtà divisioni parziali si nascondono nei due schieramenti. Il desiderio di alcuni membri di Nidaa di entrare a palazzo ha peggiorato le cose, così come i problemi nascosti dai governi Essid e Chahed, in particolare quelli riguardanti la difficile situazione economica. Oggi sembra anche che la coda dei pretendenti al palazzo di Cartagine sia molto lunga, quando la competizione era limitata, finora, all’attuale presidente Beji Caid Essebsi e a Moncef Marzouki.

Il ritorno dell’ex capo del governo Mehdi Jomaa alla vita politica ha influito sulla concorrenza per la presidenza. Jomaa ha affermato, in occasione dell’annuncio della creazione del suo nuovo partito, Al-Badil At-Tunisi, che “i tunisini hanno perso fiducia nella politica, passando dalla speranza alla delusione, e cercano invano una scintilla di speranza” e che il suo partito sarà pronto per le prossime sfide, il che significa implicitamente che desidera giocare un ruolo di primo piano sulla scena politica tunisina, compreso il suo ingresso al palazzo di Cartagine.

Il fondatore di Afek Tounes, Yassin Ibrahim, ha detto che se un candidato di Afek non si presenterà alle presidenziali, il partito appoggerà un candidato esterno ed “è possibile che questi sia Jomaa o altri”. Anche all’interno di Ennahda alcuni sostengono che si dovrebbe appoggiare un candidato esterno, altri invece pensano a uno interno, arrivando a proporre la candidatura di Rached Ghannouchi stesso. Quanto a Moncef Marzouki, si rifiuta di confermare la sua candidatura, anche se tutti se la aspettano, e non conosciamo il candidato di Nidaa Tounes, che potrebbe essere Essebsi stesso o meglio Chahed.

In ogni caso sembra che tutti in Tunisia non si siano dati pace dei risultati del 2014. Forse la vendetta elettorale e la competizione si è impossessata del pensiero di tutti e forse il numero dei candidati in queste elezioni sarà più grande che in quelle passate.

Walid Tlili è un giornalista tunisino.

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