Tunisia: il governo contro la mobilitazione sociale

tunisia

Di Taoufiq al-Madini. Al-Araby al-Jadeed (02/05/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Nell’ultimo periodo la Tunisia ha testimoniato una forte mobilitazione sociale che ha interessato l’intera nazione e che ha spinto i cittadini a manifestare per assicurare lavoro ai giovani disoccupati e approvare un nuovo piano di sviluppo, soprattutto nelle aree più emarginate.

Tali proteste sociali sono aumentate giorno dopo giorno, soprattutto in seguito allo sciopero generale indetto nelle isole Kerkennah che il governo ha tentato di sedare con violenza. Alla mobilitazione nelle isole è seguita la rivolta nella città di Le Kaf, nella parte nord occidentale della regione, fino a raggiungere le altre città tunisine – tra cui Sidi Bouzid o Kasserine – accomunate dalla medesima richiesta: il diritto all’occupazione e all’eguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

Il governo tunisino è stato accusato di essere incapace di ascoltare le esigenze degli isolani e di altre città povere, delusi di una rivoluzione che non è riuscita a cambiare la loro condizione. Infatti, gli abitanti si sono ritrovati nella medesima situazione di emarginazione, disordine, disoccupazione e assenza di servizi. A questo si aggiunge l’accusa contro il fallimento dei governatori locali di gestire la crisi in corso, la mancanza di iniziativa e attuazione di soluzioni intente ad affrontare la questione del lavoro o l’incapacità degli stessi a negoziare o cooperare con le fazioni di protesta. Alla base di tutto ciò, troviamo la scarsa conoscenza da parte di molti governatori del contesto attuale, storico o geografico o delle condizioni necessarie a comprendere la realtà.

Tale situazione ha una sola chiave di lettura che affonda le sue radici in campo economico-sociale e che rimanda al sentimento di ingiustizia dinanzi al fenomeno della disoccupazione, in particolare tra i giovani laureati, e l’insistenza del governo attuale, guidato da Habib Essid, nella produzione di una politica di emarginazione nei confronti dei giovani, del sopruso del diritto delle province e delle aree povere private storicamente di investimenti e di progetti di sviluppo, risultato anche dei governi successivi agli ex presidenti, Habib Bourguiba e Zine El Abdine Ben Ali.

Malgrado gli sforzi compiuti dall’attuale governo, lo scenario generale risulta piuttosto sconfortante, in quanto lo Stato rimane debole e in assenza di nuove linee di sviluppo, col dilagare di una classe politica corrotta, ancorata alle decisioni del mondo liberale con conseguenze drastiche sull’economia del paese.

Il problema principale oggi in Tunisia deriva dalla mal distribuzione della ricchezza e dall’assenza di nuovi piani di sviluppo nelle province povere ed emarginate che si scontra con un’autorità che non vuole o non può mutare gli equilibri di una struttura che ha creato con fatica e su cui ha fondato tutta la sua esistenza. 

Ne deriva dunque un’opposizione congiunta da tutte le parti politiche che chiedono una “democrazia radicale” che rispetti lo stato di diritto, i diritti economici e sociali dei cittadini. Le diverse forze politiche, in primis il Fronte Popolare di Sinistra e Nazionalista, hanno annunciato la propria insoddisfazione attaccando il governo tunisino responsabile della diffusione di tensione sociale di cui soffre la nazione, e invitandolo ad attuare una scelta economica nuova ed immediata prima che la situazione degeneri, seguendo un nuovo approccio politico, libero da strutture di reti e compromessi.

Taufiq al-Madini è uno scrittore e ricercatore tunisino.

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