Di Charlotte Bozonnet. Le Monde (27/10/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
L’annunciato duello ha avuto luogo. Le prime stime delle elezioni legislative tunisine rivelano una divisione della futura Assemblea tra Nidaa Tounes, principale formazione anti-islamista, data in testa, e il suo rivale del partito islamista Ennahda in netto arretramento.
Secondo dei risultati non ufficiali, e ancora incompleti, diffusi questa mattina dall’agenzia di stampa turca Anadolu, Nidaa Tounes potrebbe aver vinto 83 seggi (38,24% dei voti) contro i 68 di Ennahda (31,35 %), che quindi avrebbe perso 21 seggi rispetto al 2011. L’UPL (Unione Patriottica Libera, ndr) di Slim Riahi, ricchissimo uomo d’affari, si piazzerebbe in terza posizione con 17 seggi (7,83 %) davanti al Fronte Popolare di Hamma Hammami, estrema sinistra (12 seggi, 5,55% dei voti). Nessun partito potrebbe formare da solo la maggioranza.
Questi risultati non sono stati confermati dall’ISIE (Istanza Superiore Indipendente per le Elezioni), ma questo trend – vittoria di Nidaa Tounes ed indebolimento di Ennahda – costituiscono già di per sé un importante evento politico per la giovane democrazia tunisina. Senza nemici reali dal 2011, Ennahda dovrà lavorare in un panorama politico riequilibrato.
Per tutta la notte i rappresentanti dei due partiti hanno seguito lo spoglio dei risultati alimentando le speranze degli uni ed i timori degli altri. Davanti alla sede di Nidaa Tounes diverse centinaia di attivisti e simpatizzanti hanno festeggiato la vittoria del loro partito in un concerto di clacson. “È il risultato di tre anni di attivismo”, ha esultato Olfa, universitario tunisino, sui gradini del partito: “Queste persone volevano cambiare il nostro modello di società, ma siamo riusciti a metterli fuori attraverso le urne. La Tunisia sarà di nuovo un modello per la regione. Se gli islamisti di Ennahda avessero vinto ancora, saremmo tornati indietro di venti anni”.
Fondata nel 2012 attorno alla figura di Beji Caid Essebsi, ottantottenne ex compagno di Bourguiba, la formazione si era data come obiettivo quello di battere Ennahda. Domenica sera la direzione del partito, ha optato per la prudenza: “Non possiamo parlare dei risultati delle elezioni se non quando saranno annunciati ufficialmente”, ha messo in guardia Beji Caid Essebsi nel corso di una conferenza stampa presso la sede del partito, senza tuttavia nascondere il suo ottimismo.
L’atmosfera era molto diversa presso la sede del Ennahda. Il podio era stato montato, le bandiere appese, ma la festa annunciata non ha avuto luogo. Mentre la maggior parte dei leader del partito, tra cui Rashid Ghannouchi, il leader di Ennahda, e Ali Laarayedh, il suo segretario generale, erano in riunione, decine di militanti erano in attesa ai piedi del palazzo, visibilmente ansiosi nel sentire alcuni media parlare di una netta vittoria di Nidaa Tounes.
Il partito islamista prevedeva un calo di popolarità, ma non una simile sconfitta. Trionfalmente eletto nel 2011, il movimento ha conosciuto due difficili anni di governo segnati dal fallimento economico, da assassini politici e un’escalation terroristica. Domenica gli elettori non hanno esitato a dichiarare di aver votato Ennahda nel 2011 e che, delusi, hanno deciso di rivolgersi a Nidaa Tounes. “Abbiamo bisogno di gente che faccia avanzare il Paese”, questa l’osservazione di un abitante di Rafraf.
La presenza all’interno di questa formazione eterogenea di figure del regime di Ben Ali è stata visto come un segno di esperienza. Per i militanti di Ennahda è, piuttosto, il simbolo di un ritorno al vecchio regime ed alla sua repressione anti-islamista.
Intanto, l’ISIE ha reso note le cifre sulla partecipazione alle urne. Quest’anno solo 3 milioni di elettori si sono recati alle urne, rispetto ai 4 del 2011, segno del disincanto dei tunisini a tre anni dalla rivoluzione.
Charlotte Bozonnet è una giornalista per il quotidiano Le Monde.
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