Di Elias Khoury. Al-Quds al-arabi (28/10/2013).
Traduzione e sintesi di Serena Altamura.
Chi ha l’occasione di visitare la cittadella fortificata di Sanjil e da essa si dirige verso la parte antica della città di Tripoli, ne rimarrà stupito. Tripoli è la città più bella della costa settentrionale che si estende da Latakia fino a Gaza. È una città che è rimasta ferma al periodo della cacciata dell’esercito francese dalle restanti città costiere.
Tra le sue strade splendono, sebbene abbastanza decadenti, i palazzi finemente decorati risalenti all’epoca mamelucca. L’aria è impregnata del profumo delle arance, uno dei simboli di Tripoli, tanto da farle meritare l’appellativo “la profumata”. Un altro punto di forza di Tripoli è l’armoniosa conversazione tra passato e presente, facendo di essa una città con una trama sociale e culturale varia.
Non è una nuova Beirut e non è neanche un piccolo centro: è semplicemente Tripoli, luogo dai mille volti e dalla storia millenaria.
Nel passaggio dalla Siria al Libano, Tripoli ha sia perso che guadagnato qualcosa. Ha certamente acquisito una maggiore povertà, soprattutto nei quartieri più interni della città, estendendosi anche ad altre zone. Questo suo attuale stato di città non proprio florida l’ha resa uno dei centri più inquieti del Libano. La colpa è anche dei politici ignoranti, i quali non pensano al bene della città se non per accaparrarsi i voti degli elettori. Quando si percorre la parte vecchia di Tripoli, si è colpiti dalla trascuratezza in cui versano edifici e strade, come se gli stessi politici tripolini non provassero amore per la propria città, ma anzi si disgustassero alla visione di questa fatiscenza, morale e non.
Purtroppo, oggi a Tripoli i problemi colpiscono tutti, dai ricchi ai poveri, e sono problemi che si trascinano da troppo tempo. Le colpe che Damasco ha provocato qui vengono ancora pagate e, sicuramente, la colpa più grande e visibile agli occhi di tutti è la guerra civile che ha insanguinato il Paese dei cedri.
Tripoli è una città che si svuota, come ogni città della Siria di questi tempi, lacerata anch’essa dalla guerra. Questa emorragia di persone e, quindi, di abitanti ha su di sé l’odore acre della guerra confessionale ed è la stessa cosa che sta accadendo ora in Siria, dove l’interferenza straniera vuole “uccidere” la rivoluzione popolare trasformandola in una guerra civile vera e propria. Sia in Siria che in Libano, un ruolo importante è stato giocato da hezbollah che è riuscito a far entrare un nuovo spirito nei confini siro – libanesi, modificando i tradizionali confini geografici in confini confessionali, sebbene siano indefiniti, sfocati, proprio come sfocate ed indefinite sono le guerre settarie, senza regole e senza confini.