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Superstizioni politiche dell’anno nuovo: ancora pazzie?

mondo arabo arabi
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L’opinione di Al-QudsAl-Quds al-Arabi (01/01/2016). Traduzione e sintesi di Sofia Carola Sammartano.

Mentre il mondo dice addio all’anno vecchio con il solito ritrovo nelle piazze pubbliche, i fuochi d’artificio, la veglia con canti e balli, numerosi popoli nel mondo arabo continuano a soffrire la disoccupazione, la tirannia, la corruzione, la povertà e gli sforzi per convivere con tutti questi errori che affliggono l’umanità da decenni: il confronto, che ha portato a lunghe e violente guerre, o la fuga, che ha portato a un’ondata globale di richieste di asilo senza precedenti.

In questo nuovo anno, gli arabi aprono i loro occhi al mondo e vedono innumerevoli ingiustizie che non si limitano alla loro regione e cercano di costruire la propria strada.

Il cittadino palestinese lo vede attraverso le gallerie di Gaza, dove Israele ed Egitto hanno lavorato alla sua tomba. Il valico di Rafah è chiuso quasi tutti i giorni dell’anno come si è visto nel corso dei 99 anni trascorsi dalla Dichiarazione di Balfour, simbolo della cospirazione mondiale contro il popolo palestinese. I palestinesi nel 2016 assisteranno al riconoscimento di una reale uguaglianza espressa da un governo di unità nazionale, capace di far fronte alla tirannia di Israele? È molto probabile che ciò non si verificherà a causa delle difficoltà di funzionamento del sistema interno palestinese, privo di sostegno arabo, regionale o mondiale.

Il cittadino siriano guarda all’ano che arriva attraverso aerei che bombardano il cielo e bandiere di guerra issate sulla terra. Nella misteriosa risoluzione delle Nazioni Unite si parla di un cessate-il-fuoco senza che si specifichi quando questo fuoco verrà fermato, di negoziati per una fase di transizione senza imporre l’uscita di scena del capo del regime che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone e l’emigrazione di milioni di siriani.

In Iraq, Yemen e Libia continuano guerre civili per interessi mondiali, regionali, settari e tribali, mentre le Nazioni Unite e le grandi potenze promuovono progetti di riconciliazione. Il caso libico sembrerebbe il più facile da realizzare, ma i russi e gli iraniani non appaiono desiderosi di voler essere coinvolti e forse questo è ciò che rende impossibile il raggiungimento pratico di questo obiettivo.

Sembra invece possibile che il piano di riconciliazione che è stato realizzato in Tunisia, attraverso la coalizione di Ennahda e Nidaa Tounes al governo, si estenda in direzione del Marocco attraverso l’elezione al governo di un partito islamista moderato.

Per quanto riguarda l’Egitto, colpito dalla guerra civile e impegnato ad affrontare gravi problemi di sicurezza, non si può conoscere il contesto in cui avrà origine il conflitto tra esercito ed islamisti. Gli egiziani non si aspettano che le potenze mondiali riescano ad investire nell’impasse egiziana e perciò, se l’élite politica civile non rinuncerà al tabù rappresentato dall’incitare un colpo di Stato militare, neanche gli egiziani, a loro volta, saranno in grado di uscire da questa sanguinosa fase di stallo.

A livello mondiale, quasi tutto l’anno sarà determinato dallo scontro politico tra repubblicani e democratici negli Stati Uniti: se assistessimo alla vittoria di Donald Trump, questo periodo sarebbe simile a quello della vittoria di Ronald Reagan, quando si mischiavano pagliacciate, bugie e assurdità, come l’aumento del budget della difesa americana o l’Irangate.

La “democrazia” in Russia e in Cina non porterà al cambiamento di presidenti e governi, anzi si prevede che la leadership cinese sarà sempre più rigida all’interno e pragmatica all’esterno e che la ferocia dello “zar” Putin aumenti ulteriormente. Recentemente, in un programma televisivo, il presidente americano Obama ha detto che “la maggior parte dei leader mondiali ha perso il lume della ragione”, e forse questa frase sarebbe la più indicata come base per la “superstizione politica” di quest’anno.

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