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Sull’opposizione siriana

opposizione siriana

Di Samir Aita. As-Safir (09/05/215). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Il concetto stesso di “opposizione” richiede una rivalutazione specie quando ci si riferisce alla situazione siriana. Qui infatti il termine ha perso molto della sua importanza soprattutto agli occhi dell’autorità vigente, parlando di “tante opposizioni”, proprio per sottolineare l’assenza di unicità tra le parti.

Tuttavia, essa riveste ancora un peso fondamentale allorché è al centro di conferenze internazionali, quale quella di Ginevra I e risulta decisiva per il futuro della Siria.

Il concetto di “opposizione” è direttamente legato a quello di resistenza al potere in carica, insieme alle sue decisioni e posizioni, anche e soprattutto in un contesto democratico. Infatti, la maggior parte delle costituzioni riconosce tale diritto ai cittadini, a differenza di regimi totalitari che sopprimono le opinioni altrui.

Tale concetto costituiva uno degli argomenti alla prima conferenza di Ginevra, quando si cercava di trovare soluzioni atte a migliorare la crisi siriana, dietro l’iniziativa ONU di raggiungere, da una parte, accordi regionali e internazionali per una soluzione politica, e dall’altra, di accomunare le varie fazioni siriane resistenti al potere centrale, soprattutto in seguito alla loro divisione. Era ancora l’estate del 2012, prima che il conflitto tra opposizione e autorità si trasformasse in una vera e propria guerra.

Allora il concetto di “opposizione” viene svuotato del suo contenuto fondamentale, quando alla Conferenza del Cairo il Consiglio Nazionale rifiuta di riferirsi a essa col titolo di “rappresentante legittimo e unico per il suo popolo”, per un riconoscimento internazionale.

Con l’aggravarsi della guerra e della sua frammentazione, si insiste da più parti su tale “riconoscimento” al fine di premere su un accordo tra la Coalizione e le altre forze di resistenza, superando così l’unicità di rappresentanza.

Se la guerra ha minato le istituzioni dello Stato e del governo spingendole a far affidamento su milizie estere, anche l’opposizione ha subito un certo indebolimento, tanto a livello politico, quanto sul piano dell’assistenza e in particolare nella piazza, con la formazione di diverse forze all’interno di una medesima struttura di sicurezza, politica e militare.

Per riassumere, il concetto di opposizione in Siria suscita sempre più confusione e interrogativi. Infatti, bisogna includere in essa anche le organizzazioni di Daesh (ISIS) e Al-Nusra (compresa nella lista dei terroristi)? E soprattutto, cosa vuol dire soluzione politica, dal momento che manca tanto un accordo politico quanto militare?

In tal senso, le forze di opposizione si erano confrontate al Cairo nella ricerca o rivitalizzazione della loro unicità, rendendosi però conto della perdita di coesione al loro interno, alla base della loro debolezza.

Per concludere, ha ragione chi guarda alla Siria come “concetto” più importante dell’opposizione stessa e afferma: “O lavoriamo tutti insieme per restituire ai siriani la propria patria, e porre così fine alla tirannia, esclusione, estremismo e divisione, oppure pazientiamo in attesa di tempi migliori”.

Samir Aita è membro del Forum Democratico Siriano e capo redattore di Le Monde Diplomatique per l’edizione araba.

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