Di Elias Harfoush. Arab21 (14/05/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.
In Iran vige una sorta di illusione che si ripete ogni quattro anni. Il regime iraniano vorrebbe dare l’impressione ai suoi cittadini e al mondo intero di essere un regime “democratico”, che garantisce a tutti il diritto al voto e ad essere eletti, proprio come avviene in qualsiasi altro sistema democratico, al pari di Stati Uniti, Francia o Gran Bretagna.
Tutti sono però a conoscenza del processo di selezione dei candidati in Iran, guidato dal Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione attento a difendere solo chi ritenuto “qualificato” o in linea con i dettami del sistema della Repubblica Islamica e della Guida suprema del Paese. Nonostante siano trascorsi circa quattro decenni dall’istituzione della Repubblica Islamica, tale regime continua a temere per la sua stabilità e sopravvivenza. E questo spiega le restrizioni poste al processo elettivo e agli elettori. Inoltre, un simile timore è anche alla base delle recenti dichiarazioni di Ali Khamenei, il quale ha messo in guardia da qualsiasi cambiamento della condotta del regime iraniano.
In questo, Khamenei ha rivelato la terribile verità della “democrazia” commercializzata dagli iraniani. L’avvertimento di Khamenei non è indirizzato solo all’estero ma anche all’interno del Paese. Egli sembra aver così preso una chiara posizione sui candidati, dichiarandosi rivale del presidente attuale, Hassan Rohani, soprattutto quando ha richiamato l’attenzione sulla crisi economica che affligge il Paese e aggravatasi con il governo Rohani. D’altra parte, Khamenei ignora che gran parte della crisi economica è conseguenza delle enormi spese sulle milizie finanziate dall’Iran per eseguire i propri intenti politici nella regione, sotto la diretta supervisione della “Guardia Rivoluzionaria”, che prende ordini dallo stesso Khamenei. Le accuse di quest’ultimo hanno incontrato il favore del candidato conservatore, Ebrahim Raisi, considerato come il preferito di Khamenei.
L’attenzione sulla riforma economica vuole essere un’altra delle tante illusioni iraniane venduta ai suoi cittadini. Il miglioramento della situazione economica non può avvenire solo con l’apertura politica. Le crisi attuali derivano soprattutto dalle sanzioni che pesano sull’Iran, conseguenza della sua politica estera. Ed è così che l’attuale presidente Rohani nell’ultimo dibattito elettorale ha difeso il suo programma governativo affermando: “Se vogliamo migliorare l’economia non bisogna consentire alle fazioni di sicurezza o politiche di interferire nel settore economico”. Sono state queste delle dichiarazioni esplicite rivolte sia alla Guardia Rivoluzionaria sia a quanti operano alle sue spalle. Tuttavia, queste stesse dichiarazioni potrebbero precludere a Rohani la possibilità di un secondo mandato presidenziale.
Elias Harfoush è un giornalista e scrittore libanese.
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