Di Ron Wyden e Jim McGovern. CNN (10/09/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
In qualità di legislatori che credono nella promozione dei diritti umani e nella dignità, siamo alquanto delusi dalla decisione del Dipartimento di Stato americano di ripristinare la vendita di armi al Bahrein. Queste vendite non dovrebbero aiutare e agevolare la repressione di proteste pacifiche, quindi proporremo una legislazione per contrastare questa decisione sbagliata.
Dallo scoppio delle proteste nel 2011, il regime del Bahrein ha mostrato zero tolleranza con leader di opposizione, attivisti per i diritti umani e persino con alcuni medici. Dopo essere stato criticato a livello internazionale, il regime ha creato la Commissione d’Inchiesta Indipendente del Bahrein (BICI) per investigare sulla repressione. La BICI emise 26 raccomandazioni e il regime aveva promesso di implementarle.
Oggi, i leader del Paese dicono di essersi lasciati alle spalle quei giorni bui e sostengono di aver messo in atto le raccomandazioni della Commissione. Ma i rapporti del Dipartimento di Stato raccontano una storia diversa: infatti, è stata accertata l’implementazione di solo 5 delle 26 raccomandazioni della BICI.
Nel frattempo, la campagna del regime di attaccare, intimidire e randellare gli attivisti è continuata indisturbata. I leader del Bahrein hanno preso di mira Nabeel Rajab, difensore dei diritti umani, per via delle sue opinioni, arrestandolo più volte. Nabeel è solo uno dei tanti dissidenti che vengono regolarmente attaccati dal regime. Le prigioni del Bahrein pullulano di persone incarcerate con accuse fasulle e prove non convincenti.
Siamo dunque sorpresi e delusi dall’annuncio della decisione del Dipartimento di Stato di abolire il divieto di vendere o trasferire determinate armi al Bahrein. Abbiamo sempre appoggiato il divieto, in quanto teneva le armi americane fuori dalla portata dei cattivi e perché una relazione privilegiata con gli USA dovrebbe dipendere dal rispetto di diritti fondamentali come la libertà di espressione e di associazione. Purtroppo, la decisione del Dipartimento manda il messaggio esattamente opposto al Bahrein.
Alla luce di questa decisione, ci siamo uniti per presentare una legislazione per il blocco delle vendite o del trasferimento di armi al Bahrein finché i suoi leader non avranno messo in atto tutte le raccomandazioni della BICI, le riforme che promettono da anni.
La gente a volte ci chiede perché un senatore dell’Oregon e un congressista del Massachusetts si preoccupano tanto di quest’isola grande quanto la città di Austin, in Texas. Una delle ragioni è che i partner e gli alleati degli Stati Uniti come il Bahrein dovrebbero essere elevati a uno standard maggiore; un’altra ragione è che la continua repressione potrebbe portare a una maggiore violenza e instabilità, minacciando la sicurezza del personale militare USA in Bahrein e la stabilità del Medio Oriente.
Alla luce di queste preoccupazioni, siamo delusi che l’amministrazione abbia fatto così poca pressione sul Bahrein sul tema dei diritti umani. Quando nel luglio 2014 il Bahrein ha espulso l’alto funzionario per i diritti umani Tom Malinowskiin, l’amministrazione ha risposto in maniera pacata. Nell’agosto 2014, poi, il Bahrein aveva negato l’ingresso nel Paese a Brian Dooley, attivista irlandese e direttore di Human Rights Firts, e allo stesso McGovern.
Capiamo che le relazioni internazionali hanno mille sfaccettature, ma rifiutiamo di accettare la nozione per cui la questione dei diritti umani viene dopo le preoccupazioni politiche. Di fatto, ignorare gli abusi sui diritti umani porta spesso a problemi di natura geopolitica. Più i regimi si faranno repressivi, più sarà probabile che le proteste pacifiche di oggi si trasformino nel caos e la violenza di domani — una storia già vista in altri Paesi del Medio Oriente.
Ron Wyden è un senatore statunitense e rappresentante dell’Oregon in Congresso.
Jim McGovern è rappresentante del 2° Distretto Congressuale del Massachusetts.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu
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