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Stati Uniti: la crescente influenza degli islamisti in Medio Oriente spinge Washington a riconsiderare le sue amicizie

Al-Quds (11/07/2012). La rivista americana “The International Herald Tribune”, in un articolo inviato da un suo corrispondente da Washington, ha affermato che il nuovo Presidente egiziano, Mohamed Morsi, nel suo primo discorso si è impegnato ad adoperarsi per far rilasciare un musulmano accusato di terrorismo che si trovava in un prigione del North Carolina. Poco tempo prima di questo, era stato accolto come membro nell’associazione egiziana che il giornale descrive come notoriamente terrorista, che casualmente è un membro del parlamento eletto recentemente.

Il corrispondente scrive: “è una nuova alba per l’Egitto, un nuovo giorno per molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa”. L’amministrazione Obama sta cercando di affrontare la tempesta della primavera araba. I presupposti che hanno dominato per lungo tempo su chi fosse amico degli Stati Uniti e chi non lo fosse, si sono capovolti radicalmente, generando confusione in molti americani.

Akbar Ahmed, presidente del dipartimento di Studi Islamici presso l’American University, ha detto che “gli Stati Uniti si trovano in uno stato di confusione, guardano al Medio Oriente e tutto è cambiato”. Il rovesciamento dei dittatori nel mondo arabo e l’aumento dell’influenza islamista, costringe Washington a rivalutare la sua posizione che è rimasta la stessa per lungo tempo. In Egitto il più forte movimento islamico della regione, i Fratelli Musulmani, ha vinto le elezioni, in Tunisia il partito islamista Ennahda, precedentemente proibito, ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi alle elezioni dello scorso anno e, infine, gli islamisti hanno trovato un nuovo appoggio in Yemen. Sembra che le elezioni di sabato della Libia cambieranno questa tendenza, con la possibile vittoria dei liberali.