Siria: l’Istruzione come nuovo Campo di Battaglia Ideologico.

Con la caduta del regime di Bashar al-Assad, la Siria si trova ad affrontare una delle fasi più complesse della sua storia recente. Il nuovo governo di transizione ha avviato un programma di riforme, tra cui una revisione del curriculum scolastico, ufficialmente con l’intento di eliminare l’influenza ideologica del partito Baath. Tuttavia, dietro questa iniziativa, si cela il rischio di sostituire un sistema di controllo ideologico con un altro, strumentalizzando ancora una volta l’istruzione a fini politici.

La decisione del Ministro dell’Istruzione, Nazir Mohammad al-Qadri, di eliminare dai testi scolastici ogni riferimento al partito Baath e alla dinastia Assad potrebbe essere interpretata come un passo necessario per superare l’eredità del passato regime. Tuttavia, al di là della rimozione di simboli e narrazioni propagandistiche, non si registra alcun impegno concreto verso una modernizzazione complessiva del sistema educativo o verso una sua apertura alle istanze di una società in cambiamento.

Il rischio più grande è che questa revisione finisca per consolidare una nuova visione ideologica, altrettanto rigida e dogmatica. L’assenza di trasparenza sulle linee guida adottate alimenta il timore che la riforma possa promuovere una visione fortemente conservatrice, con potenziali ricadute negative sullo sviluppo intellettuale e sociale delle nuove generazioni.

Nonostante le rassicurazioni delle autorità, secondo cui la riforma mira unicamente a rimuovere la propaganda del passato, persistono preoccupazioni legittime circa un possibile indottrinamento religioso. In un contesto delicato come quello siriano, segnato da profonde divisioni settarie, un sistema educativo eccessivamente orientato verso una specifica impostazione ideologica potrebbe acuire ulteriormente le fratture sociali, minando la coesione nazionale.

Oltre al rischio di un’indottrinazione interna, va considerato l’effetto di un potenziale isolamento della Siria rispetto ai modelli educativi internazionali. Se discipline fondamentali come le scienze, la storia e la filosofia venissero sacrificate a favore di una visione riduttiva del sapere, le prospettive di crescita e integrazione dei giovani siriani nel contesto globale ne risulterebbero gravemente compromesse.

Le promesse del governo di garantire il diritto all’istruzione a tutti, comprese le ragazze, sono state accolte con prudente speranza. Tuttavia, l’approccio conservatore che sembra emergere dalla nuova riforma, unito al mantenimento della separazione di genere nelle scuole secondarie, solleva dubbi concreti sulla reale volontà di promuovere un’educazione inclusiva e paritaria.

In molte regioni del paese, le pressioni sociali potrebbero ostacolare l’accesso all’istruzione per le ragazze, compromettendo i progressi faticosamente ottenuti negli ultimi anni. Senza misure concrete per contrastare queste tendenze, il diritto all’istruzione rischia di rimanere una promessa priva di contenuto.

La guerra ha lasciato il sistema scolastico siriano in uno stato di devastazione, con migliaia di scuole distrutte e milioni di studenti privati dell’accesso all’istruzione. In questo contesto, la priorità non dovrebbe essere una revisione ideologica del curriculum, ma la ricostruzione di un sistema educativo capace di offrire opportunità reali a tutti i giovani siriani. Piuttosto che plasmare le menti dei futuri cittadini secondo rigidi dettami, la Siria dovrebbe mirare a formare una generazione capace di pensare in modo autonomo e critico, in grado di contribuire alla rinascita del paese.

La storia dimostra che le riforme scolastiche dettate da esigenze ideologiche tendono a produrre effetti negativi duraturi, creando società chiuse, polarizzate e incapaci di dialogare con il mondo esterno. Se la Siria aspira a una vera rinascita, deve investire in un sistema educativo pluralista, aperto e orientato al futuro, capace di preparare i giovani ad affrontare le sfide della modernità.

Cambiare il curriculum scolastico significa, in sostanza, determinare la direzione verso cui si muoverà il paese nei prossimi decenni. In un momento cruciale come questo, l’istruzione non dovrebbe essere trasformata in un ulteriore terreno di scontro ideologico. Al contrario, dovrebbe rappresentare il pilastro su cui costruire una Siria più equa, inclusiva e aperta al mondo. La comunità internazionale e gli attori locali devono collaborare e vigilare affinché la riforma scolastica non si traduca in un’occasione sprecata, ma diventi il punto di partenza per un futuro di crescita e dialogo.

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