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Siria: l’intervento della Turchia come soluzione alla crisi

Dar al-Hayat (12/10/2012). Non è chiaro se gli ultimi segnali provenienti dalla NATO siano di incoerenza e contraddizione o di integrazione e collaborazione. Ciò che è certo è che ora come ora è la Turchia la risposta decisiva per la definizione del ruolo atlantico nella crisi siriana, con Ankara come chiave risolutiva solo dopo Washington.

Sia il presidente americano Obama che il premier turco Erdogan si sono impegnati pubblicamente nel rifiutare di vivere una realtà che comprenda anche al-Assad.

Più di 30.000 siriani hanno pagato con la loro vita mentre la comunità internazionale si impegna nella “missione impossibile” di trovare una soluzione politica alla situazione, prima con il piano di Annan, ora con il rappresentante della Lega Araba presso le Nazioni Unite Lakhdar Brahimi.

Da parte sua, Obama ha trovato nel doppio veto di Cina e Russia in seno al Consiglio di Sicurezza la scusa per alzare le mani e giustificare un’eventuale risoluzione non politica, rafforzando così il suo atteggiamento isolazionistico.

Per quanto riguarda invece il mondo arabo, c’è discrepanza anche all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Tale divario è dovuto in modo particolare dalla proposta dell’Egitto di intervenire a livello “arabo” in Siria, proposta che ha incontrato la disapprovazione di Oman e Kuwait,  in parte per il fatto che il piano prevede un intervento militare straniero.

Di fronte ad un contesto simile, resterebbe dunque solo l’eventualità turca. C’è da notare che l’intervento della Turchia, malgrado gli scontri bilaterali della scorsa settimana, non sarebbe meramente di natura militare. Nonostante la protezione della NATO, di cui fa parte, l’opposizione del governo turco al regime siriano è l’unica ad avere delle reali implicazioni politiche, soprattutto in termini di confini e territorio, e potrebbe quindi davvero costituire il punto di svolta per il salto di qualità nella questione siriana.

Articolo di Raghida Dergham

Traduzione di Roberta Papaleo