Di Mohammad Mashmoushi. Al-Hayat (17/03/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri.
Quando un giornalista tedesco ha chiesto al presidente siriano Bashar al-Assad “Riesce a dormire la notte?”, non si aspettava certo che avrebbe risposto alla sua domanda in questo modo: “Sto cercando tempo per lavorare, non per dormire”. Il giornalista aveva in mente le immagini delle migliaia di donne e bambini siriani annegati in mare mentre fuggivano dal proprio paese per raggiungere le coste europee, le decine di migliaia di persone accampate all’aperto lungo i confini chiusi, gli oltre trecentomila morti, il doppio di feriti e disabili, e i milioni di sfollati interni. Aveva in mente anche la responsabilità del presidente nell’aver utilizzato le armi chimiche e i barili bomba contro il suo popolo e pensava evidentemente alla possibilità che ciò potesse colpire psicologicamente qualsiasi essere umano ed influire quindi sul suo sonno.
Ma Assad non stava di fronte al giornalista in quanto responsabile del destino del paese e della vita del popolo, e soprattutto non come essere umano: la sua risposta testimonia la sua volontà di procedere nella distruzione del paese e nell’oppressione dei siriani. Anche vedendo con i propri occhi quasi la metà delle persone su cui ha governato (10 milioni su 23) disperse in tutto il mondo, centinaia di migliaia morti o feriti, così come moltissime città e villaggi distrutti, a lui non rimorde la coscienza, come prima nemmeno al padre Hafez, che ha creato il mito della Siria degli Assad con il sangue dei siriani e l’ha lasciato in eredità al figlio, insieme alla terra, al popolo e allo Stato.
Non è possibile immaginare un disastro peggiore in Siria, eppure il presidente e sua moglie continuano come se niente fosse. Non è possibile pensare che egli sia in grado di continuare a governare dopo aver perso il controllo di più di due terzi del territorio e aver chiesto aiuto a milizie ed eserciti dall’estero per mantenere il restante terzo. Pensare poi che fosse capace di convocare e le elezioni parlamentari e presidenziali per far tornare tutto com’era prima!
Così come non si può immaginare che questo “presidente”, mentre le sue forze e le milizie esterne assediano centinaia di migliaia di siriani privandoli di cibo e medicine, decida di lanciare una campagna indipendente dalle organizzazioni umanitarie e dalle Nazioni Unite, per apparire colui che benevolmente sospende l’assedio per permettere l’arrivo degli aiuti. Nonostante tutto ciò, questo “presidente” molto particolare, che nelle descrizioni della maggioranza dei leader mondiali risulta illegittimo e assassino della propria gente, non soffre di insonnia, a dispetto di tutto ciò che ha sofferto il suo popolo.
Perché? C’è chi afferma che Asad non abbia più alcun potere di decisione e sia diventato ostaggio nelle mani dei suoi potenti alleati. Così non c’è più in Siria ora un presidente, e la domanda del giornalista tedesco è dunque da rivolgere anche alla Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei e al segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah, e non per ultimo, ovviamente, al presidente russo Vladimir Putin.
Mohammad Mashmoushi è uno scrittore libanese e giornalista per Al-Hayat.
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Tutta questa sofferenza è stata portata dalle ingerenze di arabia saudita e qatar, con l’aiuto della Turchia, i quali hanno finanziato non solo L’ISIS (daesh) ma anche al nusra e decine di altri gruppi. Hanno fatto entrare e stipendiato decine di migliaia di terroristi stranieri armandoli e foraggiandoli… quelli che non dovrebbero dormire sonni tranquilli sono arabia saudita, turchia e qatar…. tutt’altro che democrazie, tutt’altro che esempi di espressione di libertà… tranquilli… IL MONDO NE È A CONOSCENZA… I petrodollari non possono arrivare ovunque…..!!
Al Re Saudita ad H.Clinton ed all ‘Emiro del Qatar non andrebbe chiesto ugualmente?