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Sidone, ecco il Libano che riporta alla luce i segreti dei Fenici

di Joanne Bajjaly (AlAkhbar 08/09/2012). Traduzione di Claudia Avolio.

La delegazione del British Museum a Sidone (Libano) – da ben 14 anni sul posto – è ancora all’opera per decodificare le iscrizioni fenicie scoperte nei meandri del sito archeologico Frères nel corso di quest’anno di scavi. Una ciotola d’argilla che reca l’iscrizione di alcune lettere (dieci in tutto), è uno dei reperti rinvenuti dagli archeologi: secondo l’uomo che guida la delegazione, Claude Doumit Serhal, alcune delle lettere darebbero la parola “Altari”, seguita dal nome della persona che offrì il recipiente, e poi l’espressione “Servo di…”. Decifrare il nome della divinità alla quale la ciotola venne portata in dono è uno degli obiettivi del team, che vi sta lavorando. L’importanza di una scoperta del genere risiede anche nel fatto che l’iscrizione non è stavolta incisa su di una pietra, ma su una ciotola, provando che utensili del genere erano usati per fare offerte agli dèi.

Le iscrizioni fenicie rinvenute sino ai giorni nostri non sono poi molte, in particolare quelle che gettano una luce sui credo e i rituali religiosi di quest’antica civiltà; anche perché i pionieri dell’alfabeto scrivevano in genere sul papiro, materiale assai vulnerabile all’umidità. Il sito degli scavi ci consente poi uno sguardo sulla mitologia fenicia, coinvolgendo l’antico resoconto circa le vicende che avrebbero coinvolto la principessa Europa, figlia del re di Sour (Tiro). La leggenda vuole che Europa fosse stata rapita dal dio greco Zeus, invaghito della sua bellezza. Zeus prese le sembianze di un toro bianco e si avvicinò alla principessa mentre era sulla spiaggia. Quando la giovane gli salì in groppa, Zeus la trascinò con sé per il mare fino all’isola di Creta. Il continente su cui s’affacciava l’isola – promise Zeus alla principessa – sarebbe stato suo. Così il nome della ragazza venne dato al continente – Europa.

La delegazione di archeologi ha riportato alla luce una moneta con sopra raffigurata Europa sul dorso di un toro. Serhal ritiene che “la scoperta della moneta rivela qualcosa sui prodotti importati dall’isola di Creta ritrovati a Sidone”. E considera “questa prova materiale” come qualcosa che mette in luce “le forti relazioni che esistevano tra le due città (Sidone e Tiro), potendo perfino rimettere in discussione le basi della leggenda”. In tal senso Serhal dice che “oggi, possiamo dire che le origini della principessa Europa potrebbero benissimo essere fatte risalire alla città di Sidone!”. I rapporti con la Grecia non si limitavano all’isola di Creta, e dagli scavi è stato rinvenuto anche un vaso greco simile a quei manufatti esposti nei più famosi musei del mondo. Il vaso raffigura due corridori che si recano alla guerra, con tuniche bianche e lance alla mano. La presenza di un reperto di tale importanza a Sidone è una prova tangibile dei significativi rapporti commerciali un tempo instauratisi tra la città e i centri dell’antica Grecia.

Gli scavi hanno anche rivelato che i metodi di costruzione nell’antica Sidone erano diversi da quelli più comunemente usati nella stessa epoca. Serhal riferisce che in due siti di scavo gli archeologi si sono trovati dinanzi a “straordinarie strutture architettoniche fenicie, uniche in Libano”. “Pietre a cui venivano date forme rettangolari e morbide forme parallele, erano utilizzate per costruire mura e pavimentazioni”, spiega l’uomo. Le strutture fenicie sono rare in Libano, e quelle che ci sono non raggiungono una tale complessità. Negli scorsi anni, grazie agli scavi è stata riportata alla luce una parte significativa della città di Sidone, risalente all’epoca Canaanita. Situata nel sito archeologico Frères, accanto al Land Castle, accoglieva i defunti dell’antica città di Sidone: sono stati scoperti già 122 sepolcri. Al riguardo, Serhal dice che questi ritrovamenti “consentono agli archeologi di capire qualcosa in più sulle cerimonie religiose svolte per i riti funebri”. Per esempio, “ora sappiamo che i banchetti funebri si tenevano accanto alle tombe dopo la sepoltura”.

“Chi prendeva parte al rito, mangiava lenticchie e grano, accompagnati da vari tipi di carne come manzo e agnello, cotte in un forno costruito appositamente accanto al sepolcro”. Mentre gli scavi rivelano i segreti dei riti di sepoltura, il contenuto dei sepolcri resta la più importante testimonianza delle persone che vi sono state sepolte. Da uno dei luoghi è stato rinvenuto dagli archeologi un sigillo cilindrico, di stile mesopotamico e con influenze siriane nel suo design. Il sigillo raffigura il dio del Mare con una cascata che scroscia dal suo gomito, accanto a Lama, dea dell’Intercessione, e un adoratore che avanza verso di lei. I sigilli cilindrici vengono rinvenuti raramente in Libano, e la loro scoperta è ogni volta prova dell’importanza che la posizione di queste città rivestiva lungo la via del commercio internazionale 5000 anni fa.