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Sì all’intervento in Mali ma non in Siria

Di Tariq Alhomayed. Asharq Alawsat (14/01/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Stupisce la decisione della Francia di intervenire militarmente in Mali dopo soli nove mesi in cui il paese è nelle mani dei militanti islamisti, mentre per ben due anni il mondo intero ha ignorato il terrorismo di Assad che finora ha ucciso 50 000 persone, per non parlare della grave crisi umanitaria in cui versa la Siria.

Nelle parole di François Hollande, la Francia si impegna a fianco dell’esercito del Mali contro la minaccia terroristica in tutta l’Africa occidentale, in risposta alla richiesta del presidente e nel rispetto della carta delle Nazioni Unite. Ma allora anche l’Iran potrebbe intervenire in difesa di Assad, secondo il quale i ribelli non sono altro che terroristi.

La mia intenzione non è sminuire la situazione del Mali, ma evidenziare come le sofferenze dei siriani vengano invece sistematicamente ignorate. La Francia afferma di dover assolutamente intervenire in aiuto di un popolo il cui diritto alla libertà e alla democrazia è a rischio e che l’azione militare durerà solo il tempo necessario. In altre parole l’Occidente si precipita a salvare il Mali mentre i ribelli siriani sono in balia di un regime che non esita ad usare aerei e missili con il supporto dell’Iran.

Alcuni sostengono che lo scenario politico internazionale rispetto alla Siria è troppo difficile e che un intervento complicherebbe ulteriormente la situazione, ma la realtà è che non c’è un serio impegno diplomatico. Le elezioni presidenziali americane hanno bloccato il mondo e siamo ancora in attesa di una presa di posizione degli Stati Uniti. Assad invece non perde tempo nel commettere crimini contro i siriani e propone addirittura iniziative dettando le sue condizioni.

In conclusione, la giustificazione all’intervento militare in Mali è una condanna diretta alla Francia e alla comunità internazionale per non essere intervenuti a sostegno dei ribelli siriani. Assad non è una minaccia solo per la Siria, ma anche per tutta la regione e il Mediterraneo, con importanti conseguenze sulla sicurezza dell’Occidente.

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