Di Faisal al-Qasim. Al-Quds al-Arabi (25/07/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
Sin dai primi mesi della rivoluzione siriana siamo stati messi in guardia sulla ripetizione dello scenario algerino in Siria. Questi due regimi sono simili per diversi aspetti, in particolare entrambi per il fatto di basarsi sull’apparato securitario e militare. È vero che tutti i regimi arabi si basano sull’intelligence e l’esercito, ma la natura securitaria e militare dei regimi algerino e siriano si contraddistingue per profondità, complessità e durezza. Probabilmente, il regime algerino si differenzia da quello siriano rispetto alla figura del presidente: nel caso algerino costui riveste solo un ruolo di facciata, mentre in Siria appare come il motore delle istituzioni.
È noto a tutti che fin dal primo momento il regime algerino ha appoggiato Assad. Abbiamo visto il rappresentante dell’Algeria rifiutare tutte le misure proposte fatte in seno alla Lega Araba intese a colpire il regime siriano. Il sostegno non è stato limitato in campo diplomatico e politico, ma si è esteso anche a quello militare e securitario. Non è un segreto che un ulteriore fattore comune che gioca a favore del regime siriano è la natura privata dei rapporti tra Algeri e Teheran.
C’è anche chi separa la situazione algerina da quella siriana sostenendo che quanto è accaduto in Algeria all’inizio degli anni Novanta non è stata in alcun modo una rivoluzione popolare, come invece è successo in Siria. La verità, però, è che ci sono molte similitudini. In Algeria, quando il Fronte Islamico di Salvezza vinse di misura le elezioni, i generali presero il potere e si gettarono in un conflitto in nome della lotta al terrorismo, un conflitto diventato uno scontro tra un regime dispotico e un movimento popolare. Ora, se guardiamo alla situazione siriana troveremo non pochi punti di contatto. È vero che il popolo siriano è insorto spontaneamente, senza la presenza di movimenti islamisti o politicamente guidati, ma il regime ha vestito la rivoluzione con l’abito dell’estremismo islamico.
Non c’è bisogno di compiere un grande sforzo per individuare le similitudini nel modo di trattare con i movimenti di opposizione. Il regime algerino auspicava il fallimento del movimento avversario e perché ciò accadesse li ha accusati di essere degli estremisti islamici. I generali hanno combattuto i loro avversari per oltre un decennio sfruttando lo slogan del terrorismo e hanno finito per imporre le loro condizioni al popolo algerino. Ora, lo stesso scenario è visibile in Siria, inoltre non bisogna dimenticare che il regime algerino ha lasciato delle zone sotto la morsa di alcuni gruppi, proprio come sta facendo Assad nel Nord della Siria. Il fine ultimo è lasciarli soffrire in mano agli estremisti, inducendoli poi a implorare il ritorno in seno allo Stato. Quindi, lo scenario algerino si ripete in Siria nel gioco della “riconciliazione” imposta con il ferro, il fuoco, la fame e la sottomissione.
Eppure tra Algeria e Siria ci sono anche delle differenze in termini di posizione geografica, ruolo regionale, arabo e internazionale. Per il regime siriano il pugno securitario è una panacea, per questo si pensa che l’esperienza algerina possa ripetersi in Siria, ma questo dipende solo dalle intenzioni della comunità internazionale.