Libano News Zoom

Il settarismo e la criminalità in Libano e nel Levante

Libano bandiera libanese
Gli arabi ricordano il Libano per il turismo, la cultura, la modernità, il pluralismo e la tolleranza settaria, ma hanno cominciato a considerarlo terreno per l’estremismo e il fanatismo

Di Muhammad Ali Farhat. Al-Hayat (17/11/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri. 

I libanesi si sono ormai abituati al vuoto di governo e al ruolo presidenziale vacante dopo due anni e mezzo trascorsi tra l’ex presidente della repubblica Michel Suleiman e l’attuale Michel Aoun. L’elezione del presidente e la formazione del governo sono praticamente un ripristino della struttura dello Stato o una sua estensione, e le forze settarie, caratterizzate da relativa stabilità dopo l’istituzione dell’identità libanese, sono preoccupate dopo la guerra civile, anche a causa delle potenze regionali in competizione tra loro.

Gli arabi ricordano il Libano per il turismo, la cultura, la modernità, il pluralismo e la tolleranza settaria, ma hanno cominciato a considerarlo terreno per l’estremismo e il fanatismo, soprattutto dopo l’estensione di Hezbollah nel mezzo dello sciismo libanese, l’intromissione nella guerra siriana e l’ostilità dei media iraniani per i paesi del CCG in prima linea di Arabia Saudita. Questo è il settarismo. Gli arabi cercano di respingere i pericoli per le loro comunità e salvare i loro paesi, ma la fonte di pericolo non è il Libano, che può ospitare il suo settarismo di natura flessibile; il problema maggiore è il settarismo in Iraq, per diverse ragioni, tra cui la grandezza del paese e della sua popolazione e le divisioni settarie che sono state nascoste come brace sotto la cenere, nonché la mancanza nella cultura irachena di riconoscimento reciproco delle diverse minoranze.

Dopo la prima guerra del Golfo, gli iracheni sono stati sorpresi dalla caduta dell’arabismo e del nazionalismo in favore dell’influenza sciita e della contrapposizione al sunnismo. Il settarismo inghiottirà l’Iraq e altri paesi come la Siria. Non ci sono motivi politici, economici o religiosi per i crimini compiuti in Siria e Iraq. Niente può giustificare questo scontro tra gli abitanti della regione e questo omicidio di cittadini a cui non è riconosciuto il diritto di vivere in quello che chiamano “califfato”.

È il settarismo il crimine. Distrugge lo Stato e schiaccia l’individuo, annulla la fede e sostituisce il culto del “califfo” a quello di Dio. La violenza settaria non ha limiti, le minoranze prevalgono le une sulle altre fino a generare piccoli conflitti e poi guerre.

Già i paesi del Levante sperimentano cosa vuol dire soffrirne oggi: gli individui e i piccoli gruppi in remissione dalla guerra settaria ancora una volta sono stati in grado di costruire una civiltà per i loro paesi e nel mondo. Ma ecco gli antichi di oggi, armati però di strumenti della civiltà moderna, non consentono una tregua tra guerra e guerra. Non lasciano costruire una civiltà nella regione e nel mondo. Continuano il messaggio del combattimento, che santificano in una forma assurda, nel nome di uno stato religioso, che non esisterà se non sotto forma di jihad permanente fino alla fine dell’universo.

È il crimine del settarismo. I responsabili nascondono la testa ed “eroi” tagliano le teste dei vivi e quelle delle statue dei morti.

Muhammad Ali Farhat è un giornalista per Al-Hayat.

Vai all’originale

I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu

About the author

Redazione

Arabpress dal 2011 si dedica al mondo arabo e islamico fuori e dentro l'Italia. Uno strumento utile per chiunque voglia tenersi aggiornato su quello che succede quotidianamente nell’area mediterranea e medio orientale attraverso notizie, approfondimenti e articoli di giornalisti e esperti nel settore, oltre a traduzioni dalla stampa ufficiale internazionale.

Add Comment

Click here to post a comment