Se solo Brahimi lo dicesse ad Assad!

Di Tariq Alhomayed. Al-Sharq Al-Awsat (16/10/2012). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Lakhdar Brahimi, inviato dell’ONU e della Lega Araba in Siria, da Baghdad esorta a “fermare il flusso di armi ad entrambe le parti” e invita quei Paesi che esercitano una certa influenza su determinati gruppi in Siria a premere verso una soluzione pacifica, dal momento che quella militare non ha dato risultati.

Questa dichiarazione è parte del problema, non della soluzione. In primo luogo non è esatta, perché chi ha fatto ricorso ad una soluzione militare è Assad, non i rivoluzionari. Allo stesso modo, è lui ad aver mancato tutte le opportunità di una soluzione pacifica, anche prima che la rivoluzione degenerasse in una crisi che ora richiede l’intervento dei Paesi arabi e della comunità internazionale. L’osservazione di Brahimi secondo cui “la soluzione militare non ha prodotto risultati”, quindi, andrebbe rivolta ad Assad, perché è lui ad usare aerei, artiglieria ed altre armi pesanti contro i civili disarmati. I rivoluzionari non fanno che chiedere aiuto attraverso il Consiglio di Sicurezza o il rifornimento di armi, dato che Russia ed Iran hanno fatto lo stesso con Assad.

Con questa dichiarazione, Brahimi mette sullo stesso piano vittima e carnefice. D’altra parte, un conto è parlare davanti ai media, ma chissà se avrà usato la stessa retorica durante i colloqui con alcuni partiti siriani! Perché allora parlare da Baghdad e non da Damasco, magari rivolgendosi direttamente ad Assad? Ciò vale a maggior ragione in quanto Mosca ha fatto sapere alla cerchia più stretta del regime di aver fatto il possibile mentre Damasco non ha rispettato i patti. In altre parole, Assad non può più aspettarsi molto dalla Russia dopo il 7 novembre, cioè dopo le elezioni americane.

Per trovare una soluzione prima del 7 novembre bisognerebbe parlare direttamente ad Assad, ma è molto improbabile. In realtà, Brahimi è consapevole che nulla sarà deciso prima delle elezioni americane e, con questa dichiarazione, vuole solo dire di aver tentato il possibile.

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