Di Adam Taylor. The Guardian (28/10/2014). Traduzione e sintesi di Francesca Passi.
Il 20 ottobre 2011, Muammar Gheddafi è stato ucciso. Mentre il governo libico ad interim aveva inizialmente dichiarato che il colonnello fosse stato ucciso in uno scontro a fuoco, una successiva indagine condotta dal Human Rights Watch ha fatto presente che non è possibile fornire alcuna conclusione definitiva circa le circostanze esatte della sua morte.
Per quasi quarantadue anni, il dittatore ha governato da autocrate una Libia ricca di petrolio, annullando con brutalità ogni eventuale opposizione e finanziando il terrorismo internazionale. Quando la Libia è stata poi coinvolta nella primavera araba, Gheddafi ha deciso di scagliarsi contro il proprio Paese, etichettando tutti i suoi nemici “ratti” e uccidendo migliaia di libici.
Di conseguenza, la morte di Gheddafi ha rappresentato un momento storico importante, ma a distanza di tre anni, alla luce della situazione socio-politica attuale del Paese, questo cambiamento non può essere considerato del tutto positivo. Tre anni dopo, infatti, la Libia si ritrova ancora una volta nel caos più totale. Sul campo di battaglia vi sono i nazionalisti arabi, gli islamisti, le milizie regionali e altri gruppi ancora.
Inoltre, recentemente, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sono intervenuti militarmente nel Paese, costringendo il governo ormai impotente in esilio a tenere le proprie riunioni a bordo di un traghetto.
Data una situazione del genere, non è irragionevole chiedersi cosa sarebbe potuto accadere se Gheddafi non fosse morto. Mary Fitzgerald, una giornalista irlandese residente in Libia, ha sollevato la questione la scorsa settimana su Twitter, dove ha commentato: “Tre anni fa, oggi, Gheddafi è morto di una morte orribile. Molti libici avrebbero preferito vedere il colonnello fare i conti con la giustizia in un’aula di tribunale”.
Se Gheddafi fosse stato processato, sia presso il tribunale penale internazionale che altrove, forse la Libia avrebbe potuto ritrovare la pace e la riconciliazione nel Paese una volta caduto il regime. Avrebbe potuto ricominciare da zero, tentando di ricostruire uno Stato che era sempre e soltanto esistito in funzione di Gheddafi, un dittatore, del resto, dalla personalità alquanto eccentrica.
Prendendo in considerazione i diversi gruppi di opposizione della Libia odierna, ci si chiede se un processo legale avrebbe potuto offrire un’opportunità di unire le forze disparate del Paese. Tuttavia, risulta difficile intuire ciò che sarebbe potuto accadere, ma è interessante sottolineare che, nella Libia di oggi, il potere non è più nelle mani di un solo uomo.
Infine, molti esperti sostengono che la colpa non sia soltanto dei libici: i governi occidentali, infatti, i quali hanno lottato fino all’ultimo per sconfiggere Gheddafi, hanno poi fallito nell’impresa di aiutare e sostenere la Libia nella fase post-dittatura.
Adam Taylor è un giornalista di The Washington Post.
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