(Your Middle East). In Arabia Saudita, alle donne non è permesso guidare, ma nel nuovo videogioco Saudi Girls Revolution (SGR) vanno addirittura in moto, in una versione post-apocalittica del regno saudita, circondato da un mondo dilaniato dalle guerre per le ultime risorse naturali.
In SGR, otto donne sfrecciano sui loro bolidi e combattono contro perfidi tiranni. Tra loro, c’è l’attivista per i diritti della donna Um Bandar, poi Leila che viene dall’élite detronizzata e Hussa, che è omosessuale. Ma non è solo la trama del gioco a dare risalto alla rivoluzione virtuale di queste ragazze saudite: dietro di essa c’è la mente del principe Fahad al-Saud, nipote del fratello del re Salman.
“SGR tratta la questione della diseguaglianza della donna e allo stesso tempo spinge le donne a credere che possono essere protagoniste delle loro storie. Si tratta più che altro di progresso sociale, non di politica”, ha spiegato il principe. L’idea del videogioco è venuta per un semplice motivo: “Gli stereotipi arabi, in particolare quelli che riguardano le donne, non rappresentano le donne saudite con le quali siamo cresciuti”.
Il gruppo al femminile si chiama Mu’tazilah, nome che fa anche riferimento al gruppo di studiosi musulmani che nei primi tempi dell’islam si erano battuti in favore dell’uso della ragione e della volontà umana. Il principe crede che sia perfetto per le sue eroine: “Nel nostro mondo virtuale, questo gruppo si chiama Mu’tazilah perché si sono allontanate dalla società convenzionale attraverso la ribellione”.