Sappiamo ciò che accade a Kobane, ma per quanto riguarda Anbar?

Di Tariq Alhomayed. Asharq al-Awsat (05/11/2014). Traduzione e sintesi di Carlo Boccaccino.

La guerra contro Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) e le notizie ad essa relative si limitano, purtroppo, alla sola città di Kobane in Siria. Questo almeno agli occhi degli arabi, che da troppo tempo continuano a far finta di non sapere dei crimini commessi dall’organizzazione jihadista nei confronti della tribù Albu Nimr di Hīt e di altre città della regione di al-Anbar, in Iraq.

Nel momento in cui la comunità internazionale, specialmente gli Stati Uniti, cercava insistentemente di convincere i turchi della necessità di collaborare per salvare Kobane – nonostante l’ostentazione dell’Iran, che prendeva parte alla difesa dei curdi e di altri contro Daish – le tribù di al-Anbar, e in particolare Albu Nimr, chiedevano aiuto tanto agli americani quanto al governo iracheno, nel vano tentativo di convincerli a rifornirli di armi e di assistenza prima che le città e i villaggi di al-Anbar cadessero per mano dei militanti jihadisti. La tribù Albu Nimr ha cercato di tener testa a Daish finché, terminate le munizioni, non hanno ricevuto un trattamento brutale; intanto, l’attenzione era incentrata solo su Kobane.

Tutto ciò è accaduto e continua ad accadere davanti agli occhi del governo iracheno, che non ha mosso un dito, nonostante gli ammonimenti della tribù Albu Nimr, che ha fornito a Baghdad informazioni sulle aree in cui si trovavano i terroristi, senza però ricevere alcuna risposta. E adesso, il ministero della Difesa irachena afferma che il suo Paese riconquisterà al-Anbar nel giro di un mese, mentre durante tutte queste carneficine non ha neanche fornito armi alle tribù per difendersi.

Nel frattempo, Washington ha affermato che sta considerando l’invio di esperti in aiuto, ricordando che Albu Nimr e altre tribù di al-Anbar erano già state alleate dell’America nel biennio 2006/2007 contro al-Qaeda, alleanza che allora riuscì a piegare la forza dell’organizzazione terrorista e che portò gli americani a pensare seriamente di lasciare l’Iraq. Sfortunatamente, oggi accade che la tribù di Albu Nimr e altre si ritrovino da lungo tempo senza alleati contro Daish, nonostante le stragi perpetrate nei loro confronti, in quanto l’interesse era rivolto solo a Kobane. Al-Anbar è stata ignorata sia da Baghdad che da Washington, mentre i suoi clan manifestavano il desiderio di combattere gli estremisti.

In particolare per quanto riguarda gli americani, Albu Nimr e le altre tribù di al-Anbar hanno giudicato come difficilmente attendibile qualsiasi alleanza con Washington, a causa della rischiosa insensibilità mostrata nei confronti dell’alleanza richiesta contro Daish, non diversamente da quanto accaduto durante la crisi siriana e persino in quella yemenita. E allora chi è che può fare da garante se l’America trascura i suoi alleati in queste lotte o in queste crisi, che causano pericolose ripercussioni per la comunità internazionale?

Per quanto riguarda il governo iracheno, poi, la sua è una situazione da spettatore che ha preso le distanze di fronte agli eventi e ciò è indice del fatto che, se non dovesse cambiare niente a Baghdad, malgrado la fine del mandato di Nouri al-Maliki, è chiaro che le precauzioni faziose del governo iracheno continueranno a restare tali, e purtroppo alla fine di tutto ciò a trarne vantaggio saranno solo Daish e l’estremismo in generale.

Tariq Alhomayed è giornalista ed ex capo redattore di Asharq al-Awsat.

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