Sahara Occidentale: i conti delle violazioni dei diritti umani

El Watan (19/12/2011). 54 delegati saharawi hanno partecipato ad un convegno del Fronte Polisario. Attivisti dei diritti umani e anche ex prigionieri politici hanno voluto portare un messaggio di pace e libertà: “siamo un popolo unito con un obiettivo unico, ovvero il nostro diritto all’autodeterminazione”.

A Tifariti ognuno porta la sua personale esperienza del periodo di detenzione nelle carceri marocchine, sottolineando la gravità della situazione per la violazione dei diritti umani nei territori occupati.

Ahmed Hamad, vicepresidente della confederazione di autodeterminazione del Sahara Occidentale, non ha mancato di denunciare il silenzio della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO), “che ha visto il compiersi delle violazioni davanti ai suoi occhi senza muovere un dito”. E passato un po’ di tempo, la MINURSO avrebbe addirittura preso poteri che non le competevano, diventando complice nel commercio.

Ahmed Nassiri, uno dei sette attivisti saharawi dei diritti umani arrestati l’8 ottobre 2009 a Casablanca, ha definito quello della prigionia come uno dei periodi più difficili della sua vita, ricordando i suoi compagni del carcere.

Intanto 82 saharawi sono ancora rinchiusi nelle prigioni marocchine e la maggior parte di essi sono stati arrestati durante l’attacco di Gdeim Iziq e vertono in condizioni spaventose.

Al convegno comunque si è parlato dell’importanza di esortare le organizzazioni internazionali ad assumersi la responsabilità di gravi violazioni dei diritti umani nelle città occupate. Mai come in questo caso si rende quindi necessaria l’istituzione di un meccanismo delle Nazioni Unite di monitoraggio e protezione die diritti umani nel Sahara Occidentale.

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