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Russia e Turchia: una nuova colonizzazione

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Il giornalista libanese, Jihad el-Khazen, ripercorre gli avvenimenti che hanno caratterizzato la Siria 2016 e parla di una nuova colonizzazione

Di Jihad el-Khazen. Al-Hayat (31/12/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La Russia e la Turchia hanno annunciato il cessate il fuoco in Siria dopo un accordo stipulato con alcune fazioni dell’opposizione nazionale, fatta eccezione per Daesh (ISIS) e il Fronte al-Nusra (conosciuto anche come Fatah al-Sham). Dove siete voi popolo arabo? Dov’è la legittimità internazionale e il senso di umanità?

Da un lato vediamo la Russia vendicarsi delle sanzioni americane per quanto accaduto in Ucraina e dall’altro, la Turchia, occupata a combattere contro i curdi. Mentre la Russia rinnega qualsiasi interferenza nelle elezioni americane e l’amministrazione americana risponde con l’espulsione di 35 diplomatici, Vladimir Putin attende l’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca per dare inizio ad una nuova pagina di alleanza. Intanto, la Turchia di Erdoğan cessa di essere un Paese democratico divenendo uno Stato con un unico partito e una nazione religiosa.

È doveroso chiedersi: cosa hanno fatto i russi in Siria fino ad ora? Hanno ucciso migliaia di civili e demolito Aleppo est, appoggiando una sola fazione nella guerra civile iniziata nel 2011 e ancora in corso. In Turchia, invece, aldilà della crisi economica, il presidente Erdoğan è preoccupato da ben altro. Il fallito golpe dello scorso luglio gli ha permesso di cacciare l’opposizione dal parlamento, di modificare la costituzione per divenire il “nuovo e unico leader” dichiarando guerra all’esercito, ai magistrati, agli accademici, a figure mediatiche e ai rappresentanti dei curdi in parlamento. I curdi in Turchia risiedono per la maggior parte nella parte est del Paese, ma si trovano anche in Iraq, Siria e Iran (anche se in numero inferiore), ed Erdoğan ha mosso guerra contro di loro oltrepassando i confini nazionali fino al nord della Siria, gravando ulteriormente sull’economia del paese.

Di recente l’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, è stato ucciso da un poliziotto turco al grido: “Non dimenticatevi di Aleppo!”. Oggi la città di Aleppo è semi-distrutta, e forse i russi sperano di insediarsi nella parte est della città mentre i turchi nelle regioni settentrionali per combattere i curdi ma non per aiutare i cittadini siriani bloccati tra il regime e i terroristi.

Questa situazione non può continuare e tutti pagheranno un duro prezzo: Russia, Turchia e siriani tutti. Vedo, dunque, una nuova colonizzazione con un nome differente, e mi oppongo a qualsiasi ingerenza straniera in Siria, così come annoto la codardia del presidente americano, Barack Obama, che minaccia ma non agisce, e critico la negligenza di tutti gli arabi che non hanno manifestato alcun sostegno al popolo siriano.

Forse mi sono lasciato guidare più dai miei sentimenti che dalla politica in questo scritto, ma chiunque abbia conosciuto la Siria come me non può non avvertire quel senso di nostalgia per un tempo di pace civile e la felicità di vita che vi si respirava.

Jihad el-Khazen è un giornalista libanese ed editorialista del giornale panarabo Al-Hayat.

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