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Il ruolo della poesia nel reclutamento dei jihadisti

poesia araba

Di Abdelilah Majid. Elaph (01/01/2016). Traduzione e sintesi di Paola Conti.

Un nuovo studio ha rivelato che la poesia è uno strumento fortemente efficace per l’arruolamento di jihadisti nelle fila dei gruppi islamici estremisti. Nella sua ricerca Elisabeth Kendall, dell’Università di Oxford, afferma: “Il potere della poesia nello stimolare emotivamente l’ascoltatore e il lettore arabo, nel creare un’aurea di tradizione, di autenticità e legittimità sulle ideologie di cui si arricchisce, la rende un’arma ideale per le questioni jihadiste”. Il leader di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, compose una poesia per la distruzione del cacciatorpediniere americano USS Cole nel 2000 e la recitò durante la festa nuziale del figlio; inoltre un’altra sua poesia, distribuita ai jihadisti per esortarli a combattere, venne rinvenuta in un rifugio abbandonato a Kabul.

La Kendall dichiara: “La negligenza posta nella ricerca sul ruolo della poesia è un grave errore per coloro che vogliono comprendere i cuori e le menti dei jihadisti”.

La ricercatrice britannica spiega che il Corano è ciò che tiene viva la poesia araba specialmente laddove è ancora forte la tradizione orale, nelle regioni in cui non vi sono elettricità ed internet, come quelle ad est dello Yemen. Il lavoro della Kendall sul ruolo della poesia si basa su dati raccolti da conversazioni con circa 2000 persone nella regione yemenita di Al-Mahra, ampia, ma poco abitata. Alle persone sono state fatte domande sull’importanza della poesia nelle loro vite nel quadro di un’indagine socio-economica più ampia condotta dall’associazione Mahra Youth Unity Organisation, organizzazione non governativa indipendente. La Kendall sottolinea che il 74% della popolazione della regione ha affermato che la poesia è fondamentale nella loro cultura.

L’importanza della poesia aumenta leggermente tra le tribù nomadi del deserto rispetto a coloro che vivono sulla costa e sono più stabili, tra le classi economicamente più povere e tra chi trasporta armi. È interessante notare che la presenza della televisione ed il livello di istruzione non hanno inciso sul valore della poesia.

Tra le fonti utilizzate dalla Kendall vi è la rivista Sada al-Malahem (“L’eco dell’Epica”) pubblicata on line da Al-Qaeda in Yemen tra il 2008 ed il 2011. Nonostante la pubblicazione della rivista sia stata interrotta, la Kendall afferma che l’impatto delle sue poesie continuerà, poiché una poesia è facile da imparare e tramandare oralmente. La ricercatrice sottolinea che la stampa jihadista pubblica molte poesie classiche antiche. “La bellezza della lingua, il prestigio dell’intonazione, la rima, il ritmo che caratterizzano le antiche poesie lasciano necessariamente un segno sul destinatario”, afferma la Kendall. Su YouTube, dove alcune poesie ricevono molte visualizzazioni, il loro effetto viene ampliato dall’uso di immagini, spesso jihadisti che si esercitano o bambini uccisi in Iraq e a Gaza, e da una musica lieve in sottofondo.

La Kendall cita anche una poesia alla fine di un articolo che predice l’imminente collasso del capitalismo dovuto alla debolezza degli Stati Uniti, aggravata dalla crisi finanziaria.

Il professor Flagg Miller, che ha condotto una ricerca sulle registrazioni di Bin Laden, ha elogiato il lavoro della ricercatrice britannica. Miller afferma: “I jihadisti si rivolgono alla poesia poiché hanno visioni estremiste che non possono essere espresse in termini semplici”. Secondo Miller il valore riconosciuto alla poesia in Yemen si deve alla ricca storia del pluralismo culturale del Paese. Il professore aggiunge: “La poesia chiede al suo pubblico di distinguere tra ciò che le autorità corrotte dicono dovrebbe esser fatto e ciò che esige, invece, la giustizia; la poesia è un modo per dire ciò che non può esser detto in termini comuni”.

Abdelilah Majid è scrive per la sezione cultura di Elaph.

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