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Roma attraverso occhi orientali: uno specchio della creatività

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Di Mohammad Hussein Bazzi. As-Safir (14/03/2016). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo.

A Roma, porta con te solo uno specchio. Tutto ti accoglie con un sorriso, anche gli alberi pressati nelle strade storiche, o quelli allineati come mulini a vento.

Roma è una città profondamente radicata nel Paese, nella saggezza, nella filosofia, nella poesia e nello straordinario patrimonio del pensiero politico, concentrato nell’antichità.

Molte cose ricordano Galileo Galilei, soprattutto quando si accede nella Pontificia Università Gregoriana – fondata nel 1551 – in cui insegnò il filosofo Francisco Suárez e il grande teologo Roberto Bellarmino. È poi con Tommaso d’Aquino che filosofia e teologia si uniscono in un’unica fragranza.

A poche centinaia di metri, Mussolini si affacciava dal balcone in Piazza del Gesù, ma questa volta fuori dal balcone c’è solo una memoria nera.

È presente a Roma l’ultimo dei grandi poeti d’Italia, Eugenio Montale, il quale ha illustrato, nei suoi versi “Ossi di Seppia” e “Le Occasioni”, l’ansia che ha colpito la generazione dell’epoca. Una generazione che ha visto la guerra minacciare l’esistenza, il comunismo aumentare le paure e il fascismo uccidere la libertà.

Con sorpresa si scorge il dipinto “Il Trionfo di Galatea”, di Raffaello Sanzio, docente del primo movimento classico nel Rinascimento (1511 – Villa Farnesina), e “La Scuola di Atene” (intonaco murale, 1509), che adorna una delle stanze vaticane.

Ai poeti dell’Occidente sono dedicate altre statue di Roma, partendo dal parco di Villa Borghese – fondato dal cardinale Scipione Borghese all’inizio del XVII secolo – e dedicato ora ai pionieri della letteratura mondiale. Troviamo la statua del grande poeta arabo Ahmed Shawqi, accanto a statue dei più grandi poeti e scrittori, come ad esempio il grande poeta russo, Alexander Puškin e uno dei padri della letteratura russa, Nikolai Gogol. Non per ultimo, la statua del poeta Nizami Ganjavi e del grande poeta iraniano Abu al-Qasim Ferdowsi.

A Campo de’ Fiori, la statua di Giordano Bruno, filosofo del ‘500 (1548-1600), giustiziato dalla Chiesa Cattolica Romana e bruciato vivo, che non si tirò indietro dalle idee illuministe de «l’universo infinito».

Roma è una bella e cordiale amica, capitale dell’arte e dell’amore, e specchio degli animi creativi. Per questo, ho lasciato lì il mio.

Mohammad Hussein Bazzi è uno scrittore libanese per Elaph.

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