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Riad Sattouf: né siriano, né francese, solo un disegnatore

riad sattouf
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Oggi vorrei forzare leggermente i confini di questo blog. Non tanto per quanto riguarda la letteratura, perché credo fortemente che i graphic novel ne facciano parte, quanto per le origini dell’autore di cui voglio parlarvi.

Riad Sattouf, infatti, è di padre siriano e madre francese, nato e cresciuto tra Libia, Siria e Francia, in vari momenti della sua vita. Per questo, forse, dedicargli un articolo di questo nostro spazio riservato alla letteratura araba potrebbe essere leggermente azzardato.

Tutto questo poteva essere vero, prima che uscisse “L’arabo del Futuro. Una giovinezza in Medio Oriente”, pubblicato in Italia nel 2015 da Rizzoli Lizard. Il titolo è già di per sé eloquente. Racconta dell’infanzia dell’autore, a partire dall’incontro tra i suoi fino a poco dopo la nascita del fratellino, quando Riad Sattouf aveva circa 6 anni. La prospettiva dei fatti è, quindi, quella di un bambino, con  tutta la sua ingenuità e assenza di mezzi termini o filtri. Ciò gli ha permesso anche di poter essere molto schietto riguardo alla realtà che vedeva, in particolare in Libia, sotto il regime di Gheddafi, senza incorrere in problemi di qualsiasi sorta. Un bambino, del resto, non è responsabile di quello che dice o pensa.

Questa graphic novel è pensata come la prima di una serie che ripercorre la vita dell’autore. L’idea è nata dopo che ha aiutato dei parenti siriani a scappare dal loro Paese in seguito alla guerra. Ritenendo assurde tutte le difficoltà, burocratiche e non, che i suoi parenti hanno dovuto sopportare, ha deciso che erano fatti che andavano assolutamente raccontati. Per farlo al meglio, ha scelto di affrontare il tema un po’ alla larga, partendo dal 1978.

Riad Sattouf è sempre stato un promettente disegnatore, come già appare nel libro, quando il bambino biondo, dal viso etereo viene elogiato per i suoi disegni, che a differenza degli scarabocchi degli altri alunni, erano già raffigurativi. Non a caso inizia a lavorare giovanissimo, già a 18 anni e ogni suo pubblicazione è stata coronata dal successo e dei riconoscimenti: “Le povere avventure di Jérémie” ha vinto il premio Goscinny per la miglio sceneggiatura, mentre “Pascal Brutal” e anche “L’arabo del Futuro” hanno vinto la Fauve d’Or al Festival di Angoulême, rispettivamente nel 2010 e nel 2015.

Inoltre ha collaborato per nove anni con la rivista Charlie Hebdo, amaramente nota dopo l’attentato che l’ha colpita. Era l’unico disegnatore di origine araba della rivista e disegnava una striscia intitolata “La vita segreta dei giovani”, a proposito della vita di strada, prendendo come fonte primaria conversazioni rubate tra la folla. La collaborazione era iniziata dopo che la rivista satirica era stata una delle poche a recensire un suo lavoro, in seguito al quale gli era stata proposto di occuparsi di una striscia fissa. Riad Sattouf aveva, però, chiarito immediatamente che non avrebbe fatto satira politica e tanto meno religiosa. Aveva smesso di lavorare con Charlie Hebdo proprio pochi mesi prima dell’attentato che è costato la vita a 12 persone.

Il tratto deciso, la semplicità dei colori e l’ironia sprezzante, hanno fatto sì che le opere di Riad Sattouf venissero spesso paragonate a quelle di un’altra grande disegnatrice, di cui vi ho già parlato, Marjane Satrapi. Vi assicuro che, nonostante una leggera somiglianza ci sia, i due si discostano presto e forniscono visioni fanciullesche ben diverse, non fosse altro che per l’appartenenza identitaria diversa. La disegnatrice iraniana, infatti, sapeva perfettamente quali fossero le sue origini, nonostante abbia vissuto spesso all’estero. Al contrario il piccolo Riad è molto confuso a riguardo. Sarà il Riad adulto a rispondere per lui, dicendo di non sentirsi né siriano, né francese, bensì sente di appartenere a una nazione che non ha confini geografici: quella dei disegnatori.

Buona Lettura!