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La rassegnazione degli arabi a non essere autori della propria storia

Medio Oriente mondo arabo paesi arabi
Nell’ultimo secolo il destino della regione è stato in mani estere, ma una condizione è necessaria perché questa situazione termini

Di Elias Sahab. As-Safir (07/12/2016). Traduzione e sintesi di Emanuele Uboldi.

Mentre gli arabi annunciavano la liberazione dall’Egitto nella prima metà del XIX secolo e sotto alcuni aspetti riprendevano le redini della propria storia, le forze conquistatrici internazionali della prima guerra mondiale si affrettavano a soppiantarli grazie a due documenti: l’accordo Sykes-Picot e la Dichiarazione Balfour.

Ora, a distanza di cent’anni, ci pare che il cammino fatto nel secolo scorso abbia seguito alla lettera quei due documenti, sebbene negli anni ’50 e ’60 si sia tentato di riportare la regia della storia regionale nelle mani dei propri figli, all’interno di un contesto di lotta contro quei due documenti. Però, il colpo più duro ai danni di questo tentativo è stata la guerra del 1967, il cui inizio e attuazione ha visto allearsi l’allora nuovo colonialismo internazionale a Washington e il compagno fondato appositamente per operazioni di questo tipo: Israele.

Mentre il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser preparava la risposta militare e politica, il destino ha fatto il suo corso e la gestione della replica promessa è passata nelle mani del compagno Anwar Sadat. Il risultato è stata la guerra del 1973 – disastrosa sotto i punti di vista gestionale e tattico, che altro non è stato se non il primo passo in direzione della firma degli accordi di Camp David alla fine degli anni ’70: la sottoscrizione del ritorno, per gli arabi, all’era della rassegnazione nei confronti del proprio destino. Questione riconfermata dopo che molti dei governi arabi si sono avviati sulla via del compromesso, prima insieme e poi singolarmente, dopo essersi allontanati dalla leadership storica della resistenza palestinese.

Il nuovo secolo è stato inaugurato dalla guerra di liberazione irachena prima, e dalla distruzione di Siria e Yemen poi, a conferma del fatto che la storia della regione sia in mani straniere. Il tentativo di costruire un “nuovo Medio Oriente” è partito da Baghdad e a seguito della guerra libano-israeliana del 2006, prima dello scoppio delle crisi siriana e yemenita.

Non c’è nulla di strano nel percorso storico della regione araba: è il risultato della rassegnazione degli arabi dal costruire il proprio presente e futuro, risultato che influenzerà la condizione della regione e dei suoi abitanti, almeno fintantoché l’Egitto non si sciolga dai vincoli nati dai compromessi con Israele.

Elias Sahab è un giornalista e editorialista per il quotidiano As-Safir in Libano.

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