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Rafah: 48 ore per lasciare la propria casa

Al-Monitor (02/11/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Gli abitanti della zona di confine con la Striscia di Gaza sono stati costretti ad abbandonare le loro case, in seguito alla decisione del governo egiziano, che ha concesso loro 48 ore di tempo per evacuare. Lo scopo è quello di creare una zona cuscinetto.

Sebbene l’esercito abbia aumentato il numero di posti di blocco lungo la strada per Rafah per limitare il movimento di giornalisti, Al-Monitor è riuscita ad arrivare alla zone di confine.

A circa 200 metri dal muro di pietra che separa Rafah in due lati (palestinese ed egiziano), giacciono centinaia di case in attesa di essere demolite. Migliaia di residenti sono corsi a raccogliere i loro averi mentre venivano minacciati di venire lasciati sotto le macerie delle loro case in caso si fossero rifiutati di andarsene.

Abu Karim al-Qumbuz, che vive a Saladin, una zona di Rafah sul lato egiziano, ha detto: “Vogliono darci 300 sterline egiziane [circa 40 dollari] come sussidio per i prossimi tre mesi. Chi gli dirà che il trasloco ci costa 1.000 sterline [circa 140 dollari]? Chi gli dirà che l’affitto di un umile appartamento per metterci un tetto sulla testa costa 1.000 sterline al mese? Chi gli dirà che il sussidio resterà solo inchiostro su carta?”.

Accanto, c’è la madre di Qumbuz di fronte alla sua casa costruita a un tiro di pietra dalla Striscia di Gaza. “Abbiamo vissuto qui come i nostri antenati. Sono passati tanti eserciti: gli ottomani, gli inglesi, i francesi e gli ebrei. Ma siamo rimasti qui e nessuno è stato capace di manarci via. Siamo rimasti qui e abbiamo protetto la nostra terra dal loro male. Ora, in un batter d’occhio, la nostra storia viene cancellata”.

“Cosa dovrei portare con me?”, chiede la moglie di Qumbuz, la quale ha detto ad Al-Monitor: “Abbiamo solo altre quattro ore […] L’ufficiale ha detto che non fossimo stati fuori entro la fine della giornata, avrebbero demolito la casa sulle nostre teste”. Allora erano le 14:00, il coprifuoco in vigore dalle 17:00. Un’altra donna ha detto che, delle 48 ore di tempo concesse, la metà sono di coprifuoco: “Avrebbero dovuto darci un mese […] Vanno a dire ai media che ci hanno dato un compenso. Per ora, non abbiamo ricevuto altro che umiliazione”.

Mustafa Sanjar, un ricercatore politico interessato alla questione del Sinai, ha commentato: “Quello della zona cuscinetto è un progetto vecchio che gli Stati Uniti hanno sostenuto sin dal governo Mubarak e per cui hanno stanziato finanziamenti riducendo gli aiuti all’Egitto. L’ufficio di cooperazione militare dell’ambasciata statunitense ne supervisionava direttamente l’implementazione durante l’era Mubarak, ma non è riuscito a realizzarlo a causa dell’opposizione popolare”. Sankar ha aggiunto: “Non credo che la creazione di una zona cuscinetto porrà fine al terrorismo nel Sinai”. Sanjar crede che la decisione di evacuare i residenti con questo ritmo non farà che aumentare la crisi e la tensione e che avrà ripercussioni sui diritti dei bambini all’educazione e all’assistenza sanitaria, nonché sul diritto dei residenti di lavorare nell’area.

La zona di confine da evacuare si estende dalla regione costiera settentrionale fino al valico di Rafah, a Sud, un’area che secondo le statistiche ospita circa 800 case e 1.150 famiglie. Il numero di sfollati ammonta a decine di migliaia di cittadini.

Il Sinai sta andando verso l’ignoto, il suo destino dipende dal modo in cui il regime gestirà la situazione. Ogni volta che viene usata la carta della sicurezza, poi, la situazione è persino più complicata.

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