News Zoom

Qatar, dalla «mediazione» alla «Primavera araba»

Di Mustafa Al-Labbad. As-Safir (06/08/2012). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello

Il Qatar riempie il mondo grazie al suo canale, Al-Jazeera, che è stato creato a metà degli anni Novanta ed ha avuto una crescita costante fino allo scoppio della Primavera araba, di cui Doha è diventata uno dei forgiatori principali. L’attuale ruolo del Qatar, la cui politica sembra racchiudere in sé tutte le contraddizioni del Medio Oriente, sembra legato alla diffusione dell’Islam politico in tutta la regione, tuttavia ci si chiede cosa lega la famiglia regnante del Qatar a questi movimenti e partiti di stampo islamista, e soprattutto come un paese così piccolo abbia una posizione tanto importante nello scacchiere mediorientale, e non solo.

Il Qatar si è assicurato la protezione americana, ha intrecciato rapporti con l’Iran per controbilanciare l’Arabia Saudita, ha costruito un enorme potenziale mediatico ed ha accumulato un grande soft power, cosa che gli ha permesso di consolidare agli occhi degli Stati Uniti la sua immagine di partner affidabile del Golfo, facendo concorrenza all’Arabia Saudita. Prima della Primavera araba, si considerava che nella regione ci fossero due assi: l’asse americano, composto da Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Paesi del Golfo e Israele; e l’asse iraniano, che comprende la Siria e i movimenti di resistenza, Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza. In questo quadro il Qatar si era posto come obiettivo quello di diventare il mediatore dei conflitti che vedevano coinvolti paesi appartenenti ai due assi, però la maggior parte delle volte ha fallito, palesando che necessita del supporto di altre potenze per concludere con successo le sue mediazioni.

A partire dal 2009 il Qatar ha modificato la sua politica regionale attenuando l’opposizione nei confronti dell’Arabia Saudita, cercando dei contatti con la Turchia e provando a risolvere la crisi nucleare che vede coinvolti gli Stati Uniti, alleato imprescindibile, e l’Iran, che il Qatar continua a temere. Tuttavia la virata decisiva è arrivata con lo scoppio della Primavera araba, infatti sin dall’inizio delle rivolte il Qatar ha abbandonato la veste di mediatore per vestirne un’altra.

Al-Jazeera ha seguito ogni sviluppo degli eventi tunisini, è stata abile nell’accendere la rivolta e nel portare alla ribalta Rashid Gannoushi, leader del partito En-Nahda, con cui il Qatar intratteneva da tempo dei rapporti. Quando la Primavera araba ha travolto l’Egitto, agli inizi del 2011, la stazione televisiva è diventata il motore principale degli eventi, oltre a dirigerla a favore dei Fratelli Musulmani, ma il culmine è stato la promozione dell’intervento militare in Libia, a cui il Qatar ha preso parte attivamente. Anche in Siria Doha ha spinto per l’approvazione di una risoluzione contro il regime scontrandosi con il veto di Cina e Russia. Ovviamente un cambio di regime in Siria, come pure quello che è avvenuto in Libia, sarebbe un evento favorevole all’espansione de settore energetico qatarino, nel quale negli anni passati si è investito molto.