Di Diaa Hadid. The Daily Star Lebanon (04/11/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi
Il 14 ottobre, grazie ad una tregua nel bel mezzo della guerra civile siriana, una gigantesca statua di Gesù è stata collocata sulla cima del monte Cherubini, lungo l’antica rotta pellegrina che da Costantinopoli conduceva a Gerusalemme. In piedi e con le braccia aperte, la statua è alta 12,3 metri e poggia su un basamento che la eleva fino a 32 metri. Per erigerla ci sono voluti tre giorni.
L’impresa ha dello straordinario, soprattutto perché i cristiani e le altre minoranze non sono ben visti dai militanti di Al-Qaeda. Ma perché sfidare tanti ostacoli e pericoli? “Perché Gesù l’avrebbe fatto”, dice l’organizzatore Samir Al-Ghadban, citando il Patriarca Giovanni X.
L’iniziativa, denominata “I Have Come to Save the World”, è gestita dalla londinese St. Paul and St. George Foundation. I russi, tra cui l’uomo d’affari Yuri Gavrilov, hanno rappresentato la forza trainante del progetto. La cosa non sorprende, dato che il Cremlino è il principale alleato di Assad e che le chiese ortodosse di Russia e Siria hanno uno stretto legame. Lo stesso Ghadban è siro-russo e vive alternativamente in entrambi i Paesi.
Il progetto è iniziato nel 2005. L’obiettivo era realizzare una statua che fosse fonte di ispirazione per i cristiani di Siria, sull’esempio di quella di Rio de Janeiro. Mandato avanti per 8 anni, il progetto era stato bloccato dalla guerra civile che ha fatto seguito alla rivolta del marzo 2011 contro il presidente Assad. La commissione era stata affidata a uno scultore armeno, ma il lavoro è proceduto a rilento. Negli anni, alcuni finanziatori sono morti, come il Generale Valentin Varennikov e il Patriarca Ignazio IV. Così Ghadban ha cercato il sostegno del presidente Putin. Nel 2012 la statua era finalmente pronta, ma la Siria in fiamme ha determinato il ritardo maggiore.
La maggioranza sunnita domina la rivolta e i jihadisti sono tra i combattimenti più forti. Altri gruppi musulmani, insieme alla minoranza cristiana, sono in gran parte con Assad oppure neutrali. A volte ricorrono alle armi per proteggere le loro comunità.
Le chiese sono state distrutte e i sacerdoti rapiti. Il mese scorso, gli estremisti hanno invaso Maaloula, antichissima città a maggioranza cristiana. Un predicatore musulmano militante, Omar al-Gharba, ha pubblicato su YouTube un video in cui distrugge una statua della Vergine Maria.
Nonostante le atrocità, i principali gruppi armati della zona – forze governative siriane, ribelli e milizie locali di Seidnaya, città cristiana nei pressi del sito della statua – hanno raggiunto una tregua di breve durata che ha permesso di portare a termine l’impresa.
Si è pensato di annullare il progetto, ma poi la statua ha iniziato il viaggio dall’Armenia al Libano. E alla fine ha raggiunto la Siria. “E ‘un miracolo” ha detto Ghadban. “Nessuno pensava che alla fine ce l’avremmo fatta”.
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