Petrolio: maledizione o benedizione?

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Di Abdulrahman Al-Rashed. Asharq Al-Awsat (05/03/2018).

Ci sono due date importanti nella storia dell’Arabia Saudita: il giorno in cui il re Abdulaziz bin Abdulrahman fondò il regno e quello in cui la società americana Standard Oil Company scoprì il petrolio nel regno appena insediato.

Sono passati 80 anni dal giorno in cui è cambiato il futuro dell’Arabia Saudita dopo cinque anni di ricerche fallimentari. I tentativi americani di trovare risorse alla fine hanno dato risultati quando hanno scoperto Dammam n.7, il pozzo dal quale è schizzata un’enorme fontana di petrolio nero nel cielo.

Se re Abdulaziz non avesse unificato questo enorme paese, ci sarebbero stati stati pesi più piccoli che combattevano nella penisola arabica. Se il petrolio non fosse stato scoperto, il paese avrebbe sofferto a causa delle sue condizioni meteorologiche, di risorse idriche e pascoli rari.

Prima degli americani, gli inglesi esploravano il regno. Tuttavia, erano convinti che non ci fosse petrolio, quindi se ne andarono e rinunciarono alla partnership con il re. Il viceré d’Inghilterra in India rispose personalmente alla lettera del re in cui si proponeva la cooperazione: la Gran Bretagna non desiderava cooperare con lui, doveva gestire i suoi affari da solo e, aggiunse, ciò che importava all’Impero Britannico era che nessuno ostacolasse la navigazione della sua flotta nelle acque del Golfo.

Dopo quest’aspra risposta, il re andò dagli americani che non avevano nulla a che fare con la regione. Questi arrivarono dalla fine del mondo per tentare la fortuna. Si dice che non volessero infastidire la Gran Bretagna operando nelle loro tradizionali aree di influenza, così dissero agli inglesi che erano in Arabia Saudita per aiutare a trovare l’acqua per i locali.

Anche se il petrolio è stato scoperto in Arabia Saudita negli anni ’30, non è stato esportato e non è diventato una risorsa finanziaria fino a circa 20 anni dopo. Questo era dovuto alle circostanze economiche internazionali e alla seconda guerra mondiale.

Stiamo entrando in una nuova fase in cui vi sono molti dubbi sul petrolio come una risorsa economica affidabile. La politica ufficiale degli stati si basa sulla ricerca di alternative che riducano la dipendenza dal petrolio. Si pensa che continuare ad agire come se il petrolio sia l’unica risorsa, può portare al collasso l’intera economia nazionale, producendo redditi modesti a causa delle oscillazioni pericolose dei mercati. Nessuno può affermare nulla con certezza ma affidarsi al petrolio non è una soluzione.

Alcuni ritengono che il petrolio sia stato una maledizione nella regione a causa della lotta per le aree petrolifere e per l’esportazione e perché ha portato lì i superpoteri di tutto il mondo che hanno finito per competere e fornirlo ai propri mercati. Tuttavia, il petrolio avrebbe potuto essere una benedizione per coloro che lo usavano nel modo giusto. La regione, e non solo l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo, è fortunata perché circa la metà dei suoi paesi sono ricchi di petrolio e ne ricavano facili guadagni. Sfortunatamente, il problema è sempre stato collegato alla gestione della ricchezza.

Non c’è una “maledizione del petrolio” ma una maledizione dovuta alla gente le cui terre sono ricche di petrolio mentre loro sprecano la più grande opportunità nella storia dei loro paesi. Quando ci ricordiamo quello che Saddam Hussein ha fatto a proventi del petrolio in Iraq e ciò che Muammar Gheddafi ha fatto per i proventi del petrolio in Libia e ciò che il Qatar sta facendo ora con i suoi proventi del petrolio, ci dispiace per quello che la gente ignorante ha fatto alle risorse dei loro paesi.

Si tratta di risorse in via di esaurimento che i fortunati hanno la possibilità di utilizzare una volta nella loro storia. Se le usano saggiamente, cambieranno il futuro dei loro figli e dei loro paesi per le generazioni a venire, mentre se usate impropriamente, li distruggeranno e renderanno più poveri di quanto non fossero prima di scoprire il petrolio!

Abdulrahman Al-Rashed è l’ex direttore generale della TV Al-Arabiya, ex capo redattore di Asharq Al-Awsat e del settimanale Al-Majalla ed editorialista dei quotidiani Al-Madina e Al-Bilad.

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