Di Samir Salha. Al-Araby al-Jadeed (11/06/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.
All’insistenza del governo turco di intervenire sulla formazione di una lista di deputati tedeschi che visiteranno le proprie truppe operanti nella base militare di Incirlik, Berlino ha risposto con il ritiro dei soldati tedeschi nel più breve tempo possibile, rifiutando la proposta turca di trasferire le truppe verso la base atlantica di Konya. Sale così la tensione politica e diplomatica tra i due Paesi che prosegue su un terreno difficile, nonostante il desiderio di alleviare tali contrasti, come ripetuto dal ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel. Sul ritiro delle truppe tedesche si è espresso il ministro della difesa tedesco, Ursula von Der Leyen, consapevole della negativa influenza che tale decisione avrà sul ruolo della Germania nella guerra contro Daesh (ISIS), nonostante la proposta turca sia fuori discussione.
Secondo la maggior parte dei turchi l’inclinarsi dei rapporti tra i due Paesi è da attribuire alla cancelliere tedesca, Angela Merkel, che sembra aver agito secondo un piano strategico. Infatti, aver riposto tanta fiducia in Merkel è stato solo un mezzo per far cadere Ankara nella trappola politica e partigiana interna alla Germania influendo negativamente sull’ingresso del Paese nell’Unione Europea, una mossa politica per guadagnare tempo e opportunità e sbarazzarsi delle intese che Berlino aveva raggiunto con il presidente Erdogan su Siria, Germania e Europa.
Ma la questione va aldilà di Incirlik, e si lega piuttosto alle cinquemila richieste che la Turchia aveva presentato alla Germania e che non state mai accolte. A queste, si aggiunge il fatto che la Turchia ha aperto le porte al “tornado” tedesco per monitorare i movimenti del gruppo Daesh in Siria e Iraq e condividere le informazioni con le forze dell’alleanza internazionale, a cui ha fatto seguito una mancata cooperazione da parte tedesca, soprattutto circa lo scambio di informazioni sui movimenti delle unità del Partito dell’Unità democratica curdo in Siria. Il ministro degli Esteri tedesco non ha tardato a ricordare ai turchi che il loro Paese è uno dei più importanti partner economici per la Germania e che il governo di Berlino è pronto a continuare i suoi affari commerciali con il governo turco e cercherà di trovare la via migliore per rafforzare le relazioni economiche con Ankara.
Di certo il ritiro delle truppe tedesche non avverrà senza scossoni, sia per le unioni bilaterali che per gli interessi e le decisioni regionali di entrambe le parti. La Turchia dovrà prepararsi a rispondere alla “vendetta” tedesca che arriverà su più di un fronte: ad esempio, cercando di ostacolare l’ingresso turco nell’Unione Europea, di indebolire la propria influenza nella NATO, oppure di ostacolare gli aiuti finanziari promessi dall’Europa ai rifugiati siriani in Turchia.
Samir Salha è un giornalista e ricercatore turco, nonché docente universitario di Diritto Internazionale e Relazioni Internazionali.
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