Di Martha Mundy. Voltairenet.org (04/10/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.
Perché in Yemen le sistematiche violazioni delle convenzioni di Ginevra, ben più numerose che in una qualsiasi delle recenti guerre che i poteri occidentali hanno sostenuto (Iraq, Siria, Libia e Gaza), si scontrano con un tale silenzio?
Da sei mesi è stato imposto un blocco sui prodotti alimentari, il carburante e la distribuzione di aiuti umanitari (compresi quelli delle Nazioni Unite) nel quadro di una strategia di guerra. Si assiste ai bombardamenti di civili, di scuole, di luoghi storici, di culto e di sanità, alla distruzione delle infrastrutture, dalle strade alle centrali elettriche, passando per quelle idriche. E i principi del diritto internazionale umanitario che sono sistematicamente violati in Yemen sono gli stessi invocati dall’ONU, i governi, i media e le ONG occidentali quando accusano Israele di perpetrare dei crimini di guerra a Gaza.
Come ci viene spiegato questo conflitto? I portavoce dei governi occidentali affermano che una milizia (Ansarallah) ha preso il controllo della capitale, forzando il governo ad esiliarsi. Come difensore della legittimità, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (tranne la Russia) ha giudicato vitale la riabilitazione del governo precedente, nonostante la maggior parte dell’esercito nazionale dello Yemen si sia unito ai ranghi di Ansarallah, forte anche di un importante appoggio popolare a Sana’a e nel Nord. Ma ci si ricorda raramente che un anno fa, sotto l’egida dell’ONU, è stato co-firmato un accordo politico (“Pace e Partenariato Nazionale”) da Ansarallah e da altri partiti yemeniti, col risultato finale di far licenziare e sostituire il rappresentante dell’ONU, sospendere le negoziazioni politiche con Ansarallah e creare una coalizione militare per ristabilire la “legittimità” in Yemen. Dal momento che la coalizione sta distruggendo non solo lo Yemen ma anche il diritto vero e proprio, è ovvio che il proseguimento delle negoziazioni avrebbe rappresentato un prezzo inferiore da pagare.
Il fatto è che Ansarallah resta un movimento politico-religioso che, a differenza di Daesh (ISIS) o di Al-Qaeda, coopera con dei partiti laici, tra cui il partito socialista yemenita, e partecipa ripetutamente alle negoziazioni politiche. Recentemente ha anche accettato le clausole principali della risoluzione 2216 del Consiglio di Sicurezza, usata dalla Coalizione come base dei suoi attacchi per restaurare la “legittimità.” Quali sono le altre poste in gioco che permettono alla coalizione di continuare i suoi bombardamenti da sei mesi davanti al silenzio internazionale? Sono solo i soldi? Sicuramente l’Arabia Saudita e il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) hanno molti soldi, ma il sostegno di USA, Francia e Regno Unito va al di là di quello che si può comprare. Allora quali possono essere gli altri interessi?
Un tentativo di risposta: questa coalizione dovrebbe rappresentare il primo esercizio della “Forza di dispiegamento rapido” del CCG, discretamente consigliata da ufficiali americani e israeliani. Lo Yemen come laboratorio per delle nuove guerre? Sembra bizzarro. Ma non dovremmo dimenticare il modo in cui lo Yemen è stato usato come laboratorio dei droni americani, compreso nelle uccisioni mirate di cittadini statunitensi.
In effetti c’è qualcosa di lucido nel modo in cui questa guerra è stata venduta ai leader del CCG. Per gli Emirati, si trattava della promessa della “Città della Luce (Al-Noor city, due città gemelle in Yemen e Gibuti, che dovrebbero essere unite da un ponte), che mira a incrementare il commercio nell’Oceano Indiano, aprendosi all’Est africano restando sotto la gestione di Dubai. Per i sauditi, le promesse sono state ben più importanti: il controllo del “quarto vuoto” (Rub’ al-Khali) e delle sue leggendarie quantità non sfruttate di petrolio e di gas, che gli Stati Uniti hanno lasciato sottoterra fin quando il governo è stato yemenita. La penisola arabica passerebbe totalmente sotto il loro controllo e la pace con Israele sarebbe presto celebrata pubblicamente.
Tutto questo richiede più cose:
- Stabilire la pace tra gli arabi e Israele
- Cambiare il sistema politico in Iran
- L’unità del Consiglio di Cooperazione del Golfo
- Stabilire la pace in Yemen e rivitalizzare il porto di Aden affinché questo permetta di riequilibrare la demografia e l’impiego nel Golfo
- Formare una forza araba con la benedizione degli Stati Uniti e degli Europei per proteggere i paesi del Golfo così come i paesi arabi e preservare la stabilità
- La rapida istituzione dei fondamenti della democrazia nel mondo arabo con dei principi islamici
- Lavorare alla creazione di un grande Kurdistan con dei mezzi pacifici poiché questo permetterebbe di indebolire le ambizioni iraniane, turche e irachene
Perché l’Occidente è silenzioso sullo Yemen? Forse questi sette punti offrono degli elementi di risposta.
Martha Mundy è un’antropologa. Ha lavorato nel nord dello Yemen dal 1973 al 1977. Attualmente lavora sull’economia politica dell’alimentazione in Yemen.
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