L’Egitto si è salvato dal decreto anti-musulmani, o Muslim Ban, l’ordine esecutivo del nuovo Presidente americano Donald trump, che vieterebbe l’accesso ai cittadini di 7 paesi a maggioranza islamica al territorio Americano.
Come ha dichiarato il Presidente, “Proteggeremo così l’America da un nuovo 11 settembre […] da terroristi islamici radicali”. Strano, se pensiamo che a capo del commando suicida che ha dirottato il volo di American Airlines facendolo schiantare sul World Trade Center c’era Mohammed Atta, egiziano nato a Kafr el-Sheikh.
Effettivamente, come fa notare per primo Bloomberg, ci sono non pochi conflitti di interesse in gioco tra Donald Trump ed il Medio Oriente. Il paese delle Piramidi rimane un determinante interesse commerciale per gli Stati Uniti, nel quale il magnate Americano detiene 2 aziende: Trump Marks Egypt e Trumps Mark Egypt LLC.
Le relazioni tra i due presidenti sono state ottime fin da subito: appena concluse le elezioni americane, il Presidente Al-Sisi è stato il primo dei leader mediorientali a essere contattato telefonicamente da Trump, il quale oggi ha ribadito che collaborerà con l’Egitto a qualunque costo e ha dichiarato “avremo un ottimo rapporto con il generale Abdel Fattah El-Sisi, l’unica cosa che posso dire è che mi piace”.
E sicuramente, per il paese dei Faraoni, gioca un ruolo fondamentale la posizione geografica –confinante con Israele- e l’importanza commerciale e turistica che potrebbe riacquistare nei prossimi anni, dopo il netto tracollo successivo alla primavera araba.
Le voci di protesta contro questo decreto non hanno tardato a farsi sentire in tutto il mondo. A Toronto, la protesta ha ricordato quella di piazza Tahrir di 6 anni fa. In piazza, tra migliaia di protestanti di ogni religione, c’erano gruppi di persone che pregavano, pronunciando Allahu Akbar – Dio è il più grande – fuori dal consolato americano, sfidando i 7 gradi Celsius dell’inverno canadese. Intorno a loro altre migliaia di manifestanti che guardavano e assistevano silenziosamente alla preghiera.
Proprio come avevano fatto i cristiani nelle proteste della primavera araba egiziana, con lo scopo di proteggere i loro connazionali musulmani, intenti nella preghiera, da eventuali attacchi della polizia.
Add Comment