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Perché il Bahrein ha bisogno di riforme politiche ed economiche

Bahrein

Di Ahmed al-Haddad. Your Middle East (02/02/2015). Traduzione e sintesi di Francesca de Sanctis.

Bahrein inL’economia del Bahrein è basata sul petrolio. Con il calo del prezzo del petrolio al di sotto dei 60 dollari al barile il governo ha ricevuto numerosi richiami a diversificare l’economia del Paese. Ma la domanda è: il Bahrein può diversificare la propria economia senza il contributo dei cittadini?

L’isola ha un deficit significativo, accumulando nel tempo un debito governativo di più del 40% del PIL. Intanto, le politiche dei sussidi rimanevano immutate e, anziché implementare misure di austerity o diversificare l’economia, il monarca del Paese ha emesso un decreto che ha fatto aumentare il debito pubblico a 7 miliardi di dinari.

Secondo numerosi sociologi, il Bahrein è un cosiddetto “Stato redditiere”, ovvero uno Stato il cui reddito nazionale “è costituito dall’ammontare delle entrate dovute non al lavoro bensì all’estrazione e alla vendita delle sue risorse naturali”. Questo sistema metta a rischio il processo di democratizzazione dei ricchi Stati petroliferi del Golfo e suggerisce che, finché tali Stati avranno guadagni petroliferi sufficienti, mancherà il vero incentivo per l’attuazione di riforme e per uno sviluppo politico e sociale.

In uno Stato redditiere il governo raccoglie i profitti del petrolio e ridistribuisce gli utili alla popolazione. Ma ad oggi il governo del Bahrein, date le difficoltà economiche di cui sopra, non è in grado di distribuire le riserve in maniera equanime. La popolazione si accontenta dei sussidi sociali del governo, che generalmente comprendono cibo, riparo, un reddito e opportunità di lavoro. Attualmente, però, la popolazione del Bahrein si trova a fronteggiare grandi sfide, come un tasso di disoccupazione del 7,4%, il monopolio delle offerte governative, l’inflazione della naturalizzazione politica e numerose controversie in merito all’accesso agli alloggi dello Stato, nonché reclami per le sue infrastrutture.

Il problema principale di questo sistema primordiale in Bahrein è l’arena politica. I tentativi di promulgare la Costituzione e organizzare elezioni parlamentari regolari non hanno di fatto consentito una più ampia partecipazione politica. La famiglia al potere in Bahrein, Al-Khalifa, domina infatti il sistema politico e i settori economici, nell’ambito dei quali ha uno stretto controllo sul reddito pubblico esercitando la propria autorità sullo Stato e sul popolo.

L’odierna battaglia del Bahrein col sistema “rentier” è dovuta a tre principali fattori: la corruzione, le tasse e il welfare autoritario.

La corruzione del sistema in Bahrein risulta evidente nella distribuzione delle risorse provenienti dai profitti del Paese. Tali risorse confluiscono in un circolo ristretto di élite strategiche, nel riuscito tentativo del regime di conquistarsi il loro appoggio. Si hanno gravi ripercussioni non solo sul cittadino medio, ma anche sui commercianti e sugli uomini d’affari che hanno stretti legami col regime e beneficiano dell’attuale sistema, pur sperimentando un senso di soffocamento sempre maggiore a causa degli alti livelli di corruzione.

L’assenza di un sistema di tassazione in Bahrein è un altro grande ostacolo al processo di democratizzazione. Tale assenza va a tutto beneficio dell’élite al potere, poiché la mancanza di trasparenza e di partecipazione del popolo alla produzione di reddito rende le persone oggetti piuttosto che cittadini attivi. L’espressione “non c’è rappresentanza senza tassazione” descrive in maniera molto accurata lo status quo nel Paese.

Il terzo fattore è il welfare autoritario, strettamente legato ai diritti civili e politici. In Bahrein garantire lo stato assistenziale significa di fatto non concedere tali diritti. Il regime autoritario, dunque, rifiuta di concedere la costruzione di una democrazia.

Benché diviso, prima o poi il popolo in Bahrein chiederà riforme collettive, quando realizzerà che i sussidi regali sono insostenibili, oppure quando smetterà di credere che la sua monarchia sia legittima.

Ahmed al-Haddad è un ricercatore del Bahrein e avvocato per la tutela dei diritti politici e sociali

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