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Perché Assad dovrebbe tenere d’occhio l’Ucraina

Di Manuel Almeida. Asharq Al-Awsat (09/02/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Alla base delle attuali tensioni in Ucraina c’è la contrapposizione tra due visioni strategiche e culturali, una filo-russa e l’altra filo-europea. Le proteste infatti sono scoppiate quando il presidente Yanukovich si è tirato indietro da una serie di accordi politici ed economici con l’UE, cosa che non avrebbe mai fatto senza i 15 miliardi di dollari di sostegno della Russia. La retorica infiammata di Putin, che ha definito la proposta dell’UE un ricatto e ha accusato gli Stati Uniti di interferire negli affari interni dell’Ucraina, è indicativa di quanto Mosca disdegni l’idea avere un governo filo-occidentale nel cortile di casa propria.

Al culmine della Guerra Fredda, quando l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica, la Siria era uno dei principali clienti dell’URSS tra gli Stati arabi. Poi, sotto la guida del presidente Gorbačëv, Mosca diversificò i rapporti con gli altri Paesi del Medio Oriente, incluso Israele, e la maggior parte degli aiuti alla Siria furono tagliati con il crollo dell’Unione Sovietica.

Nel gennaio 2005, Bashar Al-Assad, che all’epoca subiva le pressioni occidentali riguardo al Libano, incontrò Putin. I due leader si impegnarono a rinnovare i loro rapporti e la Russia cancellò oltre il 70 per cento del debito della Siria, per una cifra di 13,4 miliardi di dollari.

Attualmente Mosca ha interessi specifici in Siria: il regime di Assad rimane un importante acquirente di armi e la Russia continua ad utilizzare l’impianto di rifornimento navale di Tartus. D’altro canto, l’ondata di jihadismo ha risvegliato i fantasmi della Cecenia e i timori riguardo al Daghestan. Eppure nessuno di questi interessi è importante abbastanza da rendere la sopravvivenza di Assad un obiettivo fondamentale della politica estera russa.

È chiaro, però, che la posizione di Mosca è tutt’altro che irrilevante ai fini della soluzione della crisi siriana. La Russia ha accettato il comunicato di Ginevra del 2012, con cui si chiede l’istituzione di un governo di transizione basato sul consenso reciproco. Ha svolto un ruolo fondamentale nell’accordo per la rimozione delle armi chimiche. Insieme alla Cina ha bloccato la maggior parte delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro il regime siriano.

Quali sono dunque le implicazioni della crisi ucraina per il futuro di Assad? Si prospettano due scenari. Il primo, è che il sostegno europeo e americano all’opposizione ucraina e l’instaurazione di un nuovo governo filo-occidentale renderanno la Russia più intransigente riguardo alla crisi siriana, a vantaggio di Assad.

Il secondo, è che Yanukovych riuscirà a rimanere al potere grazie al sostegno russo. In tal caso Putin potrebbe accettare l’idea di un governo di transizione in Siria senza Assad, a condizione che i suoi interessi nel Levante rimangano tutelati. La recente visita a Mosca di Ahmed Jarbe, leader della Coalizione Nazionale Siriana, può essere interpretata in tal senso.

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