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I partiti, l’oppressione e la grande esplosione araba

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I lunghi anni di tirannia e di potere militare hanno ostacolato la riuscita dell’esperimento democratico nei Paesi arabi, portandolo a un chiaro fallimento

Di Sameer Zapen. Al-Araby Al-Jadeed (27/01/2017). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.

Il fenomeno del partito unico è uno dei più importanti che la regione araba abbia conosciuto dopo l’esperienza coloniale. Nell’esperienza occidentale i partiti sono nati a un certo stadio di sviluppo della società, al fine di organizzare taglienti divisioni e portarle fuori dal cerchio delle violenza. La loro nascita e diffusione è stata supportata da un contratto sociale che poggia su chiare basi, quali l’indipendenza delle sfera politica da quella sociale, il pluralismo e la libertà d’espressione.

L’esperimento democratico arabo, invece, ha portato alla formazione di partiti unici, che impongono la loro dottrina in nome della modernizzazione e dello sviluppo, ma che nella realtà dei fatti non riescono a soddisfare le esigenze più basilari dei propri cittadini. Il moderno Stato arabo non è stato in grado di completare il proprio progetto nella realtà sociopolitica dei diversi Paesi, poiché ha sempre cercato di porsi al di sopra di essa.

In una società tradizionale come quella araba, dove le affiliazioni tribali e il settarismo svolgono ancora un ruolo chiave, le moderne istituzioni sociali spesso ricoprono un ruolo marginale. Ciò ha permesso che le istituzioni militari avanzassero nell’arena politica, riempiendo il vuoto lasciato dai partiti. L’esercito si è seduto sul trono del potere da più di mezzo secolo ormai, usando strumenti tirannici che soffocano il popolo. I partiti non sono stati capaci di alleggerire le numerose tensioni sociali che hanno portato all’ “esplosione” della regione, quando la gente è scesa per le strade chiedendo la dipartita delle autorità al grido di “Il popolo vuole la caduta del regime”. In questo enorme movimento, però, nessun partito dell’opposizione ha avuto un ruolo significativo.

In un tale clima, i partiti identitari (partiti islamisti, partiti settari) hanno preso il sopravvento nella scena politica, cambiando le regole del gioco. Superando anche i confini nazionali, questi partiti differiscono dagli altri e in quanto tali non rientrano nella normale lotta competitiva per il potere politico.

L’esperienza democratica araba è fallita e le società non sono riuscite a raggiungere un contratto sociale, riorganizzare le società e le relazioni di potere attraverso le regole della lotta pacifica. Tale fallimento ha fatto sì che si accumulassero tensioni sociali, politiche culturali ed economiche che sono state alla base delle rivoluzioni all’inizio di questo decennio.

I frutti della rivoluzione però tardano ad arrivare, forse anche a causa di problemi strutturali presenti all’interno di queste società. Sicuramente la tirannia di lunga data ha giocato un ruolo fortemente eversivo, impedendo la costruzione una società solida.

Sameer Zapen è uno scrittore e romanziere palestinese.

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