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Tra Palestina e Italia, tra fornelli e musica: Shady Hasbun

Oggi ho un musicista italo-palestinese da presentare ai voi lettori. È Shady Hasbun, di madre toscana e padre palestinese. Shady è nato in Italia ma ha passato la sua giovinezza in Palestina, imparando ad amarne i suoni e i colori, i profumi e i sapori. Ecco perchè la passione per la cucina, da quella toscana a quella mediorientale, coniugata con i suoni dell’oud e delle percussioni arabe. Grazie a lui conosceremo aspetti della vita, laggiù, che vengono troppo spesso ignorati.

C.: Shady, tuo padre è un musicista? Come hai imparato a suonare e che percorso hai fatto, in tal senso?

S.: Sì, mio padre è un musicista. Suona diversi strumenti: l’oud, il violino, il nay… Fin da piccolo sono stato immerso nella musica. A casa nostra, a Ramallah, venivano spesso musicisti di gruppi diversi, in alcuni dei quali suonava anche mio padre. A tre anni ho avuto tra le mani il mio primo tamburo, diciamo che ho il ritmo nel sangue! Mi sono esibito per la prima volta su un palco a 10 anni, con il gruppo della mia scuola, con cui suonavo la darbukka. Da quando ne ho ricordo non ho mai smesso di suonare, che fosse per passione o per lavoro.

C.: Come si svolge… al di là dei periodi tremendi come quello attuale… la vita musicale in Palestina? Aprici una finestra su quel mondo, sui suoni degli strumenti che si suonano, sui canti, sulle attività musicali che, nonostante le difficoltà della vita, è possibile realizzare per la gente del posto.

S.: La musica in Palestina è molto presente, ci sono continuamente festival di musica e di danza, promossi dalle tantissime associazioni culturali che si impegnano per questo. Lì la musica non è considerata come un aspetto frivolo ma è parte integrante della vita culturale, espressione delle tradizioni e anche dell’impegno politico. Ci sono festival che ho conosciuto negli anni ‘80 che sono presenti ancora oggi e che portano in Palestina gruppi da tutto il mondo. È facile trovare bambini palestinesi che sanno suonare almeno uno strumento come il qanun e l’oud o il violoncello. Non a caso due miei cugini che vivono a Betlemme e Gerusalemme si occupano proprio della promozione musicale e culturale.

C.: Questo è bellissimo, grazie per avercelo raccontato. Tu hai inserito la musica nel contesto della convivialità, dandole spazio nei ristoranti in cui lavori e dove, se ho capito bene, l’Italia e il Medio Oriente vengono proposti e rappresentati ad un livello sensoriale molto ampio, dai sapori delle pietanze ai suoni degli strumenti arabi. Che tipo di musica suoni, in genere?

S.: Nel mio ristorante, Le Rotte Ghiotte, ho cercato di far incontrare l’Oriente e l’Occidente, nelle loro molte sfaccettature, dal cibo alla musica. Ho organizzato serate in cui cene con piatti tipicamente arabi erano accompagnate da musica mediorientale suonata dal vivo e danza del ventre. Ho sempre suonato quella che potremmo definire la musica “classica” e “pop” mediorientale, turca, iraquena, magrebina… un viaggio simile a quello culinario che propongo nei miei menu a Le Rotte Ghiotte. Un’esperienza fresca di pochi giorni è quella che ho fatto con un gruppo di Arezzo, i Kabila, in cui ho unito le mie percussioni etniche con delle sonorità rock ed elettroniche. È stata un’esperienza che mi ha particolarmente entusiasmato e stimolato.

C.: La tua vita si divide tra ristorazione e musica. So che hai partecipato anche a festival ed eventi vari tra cui, appunto, la recente collaborazione con i Kabila, ad Arezzo. Con tuo padre avevi fondato anche tu un gruppo musicale, con il quale proponevate musica palestinese. Esiste ancora questo gruppo? Ce ne vuoi parlare?

S.: Sì, il gruppo che avevo fondato con mio padre, i Maram Oriental Ensamble, esiste e si esibisce tutt’ora. Con loro abbiamo partecipato a numerosi festival ed eventi in tutta Italia. Il gruppo ha suonato anche in tre festival in Palestina ma per motivi lavorativi, purtroppo, non ho potuto seguirli. Le sonorità dei Maram sono quelle classiche mediorientali, con le musiche che ho imparato ad ascoltare fin da bambino. Ogni tanto riesco a collaborare ancora con loro, nonostante abbiano la loro base in Maremma, e lo faccio molto volentieri. L’incontro con i Kabila invece è avvenuto in modo del tutto inaspettato, per la registrazione di una traccia per l’album “Yallah!”. Poi i pezzi suonati insieme sono aumentati e da allora, in ogni occasione, cerco di unirmi a loro, è una passione che si autoalimenta! Proprio ora sto organizzando una serata in pineta, nella mia Maremma, in cui offriremo una cena all’araba, mio padre Taisir suonerà l’oud e mia sorella Sabrin si esibirà con la danza del ventre… una serata in famiglia!

C.: Grazie Shady, buon lavoro! Grazie per averci aperto una finestra sulla Palestina, presentandocela sotto aspetti mai considerati, a causa delle tremende problematiche che attirano su di sé l’attenzione globale. È bello sapere che c’è la voglia di mantenere la vitalità attraverso la musica e la cultura, e speriamo che tutto questo possa solo migliorare e portare verso orizzonti migliori per tutti.

Un caro saluto in musica!

Maram Oriental Ensamble – Im il Khilkhal
Maram Oriental Enseble – Cima li wali
Maram Oriental Ensemble – Im Saed
Maram Oriental Ensemble – Lamma Bada
Dabkeh – Kabìla Yallah!
Kabìla live @ Arezzo Wave Love Festival
Kabìla live promo
“Dabkeh” Kabìla live

Cinzia Merletti

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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