Di Daoud Kuttab. Al-Monitor (02/04/2015). Traduzione e sintesi di Carlo Boccaccino.
Nessuno lo ha ancora detto espressamente, ma sembra proprio che i vertici palestinesi vogliano puntare sul problema degli insediamenti piuttosto che sulle trasgressioni compiute a Gaza nella loro lotta ai crimini di guerra israeliani. Pubblicamente, la Palestina, dal primo aprile membro ufficiale della Corte Penale Internazionale (CPI), ha dichiarato di volersi servire di quest’ultima per combattere Israele sia sul fronte dei delitti commessi a Gaza sia su quello degli insediamenti illegali nei territori occupati, ma a dispetto delle dichiarazioni pubbliche, ci sono chiari segnali che indicano che la Palestina non forzerà la mano per quanto riguarda i problemi di Gaza.
Da gennaio il procuratore della CPI sta esaminando i possibili crimini di guerra commessi a Gaza, ma appare chiaro che ci vorrà molto tempo per giungere ad una conclusione, dato che dopo quattro anni sono ancora in corso gli esami preliminari.
Normalmente Israele avvia un’indagine ogni qualvolta c’è una vittima, ma Amnesty International continua a mettere in dubbio la serietà delle indagini sugli omicidi commessi dall’esercito israeliano nei confronti dei palestinesi: il fatto stesso che vengano aperte così tante indagini indebolisce qualsiasi caso relativo ai crimini di guerra. Pertanto una possibile indagine su Gaza potrebbe rappresentare un’insidia per i palestinesi stessi, poiché anche se i palestinesi sono tutelati dalla legge internazionale e possono pertanto difendersi dagli attacchi degli invasori, è probabile che alcuni individui palestinesi (e quindi non l’Autorità Palestinese) vengano accusati di crimini di guerra. Per evitare ciò, Saeb Erekat, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ha affermato che “è stata creata una commissione legale per capire se saranno indagati i possibili crimini di guerra palestinesi”, e che bisogna evitare in ogni modo il rischio che qualsiasi palestinese di Gaza possa essere indagato per crimini di guerra.
D’altro canto invece, le attività d’insediamento israeliane, la confisca dei terreni e lo spostamento di israeliani nelle aree occupate, rappresentano un caso molto più semplice da vincere poiché questi crimini sono ancora in atto e la loro esistenza non può essere smentita: è su questo che faranno pertanto leva le manovre legali dell’Autorità Palestinese contro Israele. Anche la Quarta Convenzione di Ginevra ribadisce molto chiaramente che gli insediamenti rappresentano una violazione del diritto umanitario internazionale.
Ma quali persone la Palestina accuserà di crimini di guerra? Accuserà la leadership militare o politica? O entrambe? I candidati più papabili sono il comandante israeliano del distretto centrale, il coordinatore delle attività delle forze di difesa israeliane, il capo dell’amministrazione civile e il ministero della difesa; e non si esclude la possibilità che sia indagato anche il primo ministro israeliano. Ovviamente Israele fonderà la propria difesa legale sul fatto che la Convenzione di Ginevra non può essere applicata a questi territori, in quanto Israele li definisce territori “contesi” e non occupati.
Se si seguirà la pista degli insediamenti, tutte le risorse legali e amministrative dovranno essere utilizzate per presentare il caso nella maniera più completa ed efficace possibile. Qualora tale causa dovesse essere accolta favorevolmente dalla CPI, è probabile non solo che Israele sarà ritenuto responsabile delle sue azioni e dovrà risponderne, ma ciò fornirà immediatamente una potente arma alla Palestina con cui difendersi.
Daoud Kuttab è un giornalista palestinese ed ex professore di giornalismo all’Università di Princeton.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu