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“Palermo Kabul andata e ritorno”, in scena il 3 agosto alle Grotte di Catullo a Sirmione

Palermo Kabul locandina

 di Katia Cerratti

Suoni, racconti, canti e danze per esaltare la bellezza della cultura mediterranea e dell’Asia Centrale, con un abbraccio corale che toccherà l’Afghanistan, l’Iran, la Sicilia, la Turchia e la stessa Europa. Questo il cuore dell’evento “Racconti in musica, Palermo Kabul andata e ritorno”, per la regia di Paola Mandel, in scena sabato 3 agosto nell’ambito della rassegna teatrale Mythos, nella splendida cornice del sito archeologico delle Grotte di Catullo a Sirmione, in  provincia di Brescia.

Nato dall’esigenza della regista di rievocare e salvaguardare il prezioso patrimonio culturale che accomuna l’Oriente all’Europa, il progetto ha preso vita dopo l’esperienza artistica che la Mandel ha vissuto a Kabul con un gruppo di musicisti afghani e ha trovato la sua completa espressione grazie alla collaborazione di poliedrici artisti provenienti da vari paesi. “Nel 2007 ho avuto l’occasione, quasi miracolosa, di collaborare a Kabul con alcuni musicisti afghani, – racconta Paola Mendel – da allora è rimasto il desiderio di ripercorrere quel patrimonio di poesia, racconti, musica o più semplicemente di cultura che ha accomunato per secoli l’Europa, il Mediterraneo e l’ Asia, un patrimonio ricco, diversificato e complesso in cui si trovano le nostre radici, ma che la semplificazione culturale, inevitabile conseguenza del contesto in cui viviamo, ci sta facendo a poco a poco scordare, tanto in Italia quanto in Asia. Grazie all’incontro con l’attrice iraniana Aram Ghasemy e con dei musicisti accomunati dallo stesso desiderio, questo progetto ha preso vita”.

Lo spettacolo si avvale infatti, della presenza di Aram Ghasemy, versatile attrice e regista iraniana, formatasi in Iran e molto attiva in Italia dove vive ormai da molti anni. L’artista, sta facendo conoscere al pubblico italiano i poemi del grande poeta iraniano Ferdousi, attraverso spettacoli nei quali reinterpreta in chiave moderna il teatro tradizionale dei cantastorie persiani, utilizzando inserti video-arte e le due lingue che ormai le appartengono, il persiano e l’italiano.

Gli stessi idiomi che veicolano anche le narrazioni di Palermo Kabul andata e ritorno, impreziosite a loro volta da versi recitati e cantati  dai vari musicisti anche in altre lingue, come il turco e il siciliano (ma anche il persiano) nel caso di Thoni Sorano,  artista nato in Sicilia, cultore della lingua turca e della musica Sufi (tasawuf), in grado di cantare in 5 lingue “mediterranee”, compresa quella della sua terra d’origine. Ma anche l’arabo fa la sua parte attraverso il canto e il suono dell’Ud di Mouna Amari, cantante e musicista tunisina, diplomata in liuto e musica araba al Conservatorio di Tunisi, specializzata in costruzione e restauro di strumenti musicali ad arco presso la Scuola civica di liuteria di Milano, nonché collaboratrice di Mauro Pagani. 556311_10151597677359891_738899401_n

Oltre all’Ud, altri originali strumenti compongono l’ensemble, come  il setar e il tar di Karim Alishahi, musicista iraniano, studioso di musica classica persiana (Radif),  che costruisce da sé gli strumenti con cui accompagna le tradizionali melodie son’ati, o il nay e il kaval di Sinan Cem Eroğlu, musicista turco, studioso sin da giovanissimo del bağlama, il  liuto turco, nonché compositore laureato al Conservatorio di Istanbul.

Tra gli strumenti a percussione, anima lo spettacolo la tabla di Federico Sanesi, docente al Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza e collaboratore di grandi nomi come Fabrizio de André, Paolo Fresu e Ivano Fossati, mentre l’artista turco Orhan Işık, regalerà danze sufi e suonerà il saz, il liuto a manico lungo.

Da citare inoltre, un particolare strumento originario della steppa dell’Asia Centrale, il marranzano, altrimenti detto scacciapensieri, che ha trovato la sua dimensione ideale in Sicilia.

Così,  lo spettacolo  Palermo – Kabul andata e ritorno, rievocherà le antiche novelle di Esopo, Rumi, Boccaccio, Ibn Hamdis, Trilussa, Hafez e di tanti altri autori, attraverso narrazioni che  incontreranno i magici suoni di strumenti tradizionali, danze sufi e antichi canti arabi, turchi, persiani e siciliani, fino a fondersi in una intensa atmosfera multietnica dove l’arte si impone e si eleva da Oriente a Occidente.

Un pensiero va al carismatico orientalista Gabriele Mandel Khan, scomparso nel 2010, cui lo spettacolo è interamente dedicato.

Katia Cerratti