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“Orb”, un film che porta in vita l’immortalità

Di Victor Argo. Voix Magazine (28/05/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

“La mia Beirut del 2050 è un posto che contempla due tipi di esseri umani: quelli perfetti e quelli cerebralmente morti. Non c’è spazio per un terzo tipo, e se anche ce ne fosse uno verrebbe subito ucciso”.

Questa Beirut si chiama “Orb”, la Beirut di Darine Hotait. Con il suo nuovo progetto, la regista e sceneggiatrice libano-americana propone una visione di Beirut nel 2050 attraverso un genere quasi inesistente in Medio Oriente: il film di fantascienza.

La regista e sceneggiatrice Darine Hotait
La regista e sceneggiatrice Darine Hotait

Darine Hotait è nata a Beirut e si è trasferita negli Stati Uniti quando era molto piccola. Diversi suoi cortometraggi sono stati premiati in vari festival internazionali. Darine è anche la fondatrice della Cinephilia Productions, una casa di produzione cinematografica indipendente indirizzata a un pubblico mediorientale. Ed ora “Orb”.

“Cosa succede in questo film?”, le chiedo. “In “Orb”, una madre perde suo figlio in un incidente, ma le viene data l’opportunità di riportare il figlio in vita. L’unico problema è che così facendo lui diventerà immortale. La madre è a un bivio: può scegliere di riavere suo figlio per tutta la sua vita con il suo vero corpo e un cervello meccanico, oppure deve lasciarlo morire”, risponde Darine.

“Quanto è significativo che il tuo film sia ambientato a Beirut?”, le chiedo e la sua risposta mi pare molto sensata: “In Libano, c’è il militante, il martire e il civile innocente. La cultura della morte è fortemente stampata nell’esperienza della società. In “Orb”, la morte viene trattata come immortalità”.

“C’è un messaggio politico che vuoi trasmettere con “Orb”? Si può fare qualcosa di assolutamente non politico quando si parla di Libano? Oppure sto sovra-analizzando il contesto del tuo film?”, dal momento che non sono cresciuto in Medio Oriente. “Beh, il sociale e il politico non sono separabili in Libano”, mi risponde Darine, ma continua spiegandomi che il messaggio di “Orb” non è veramente politico: “Il film è troppo umano per parlare delle false politiche che il Libano sopporta”.

“In cosa è diversa la Beirut del tuo film da quella odierna?”, mi incuriosisco. Per rispondermi, Darine si tuffa nella tecnologia: “Nel 2050, l’immortalità sarà accessibile tramite tecniche che aumentano l’aspettativa di vita dell’uomo. Nel 2014, abbiamo già raggiungo un punto in cui possiamo smettere di apparire vecchi, ma non possiamo impedire al corpo di non morire”. Continua: “Nel 2050, l’intelligenza artificiale permetterà alle menti umane di caricare sistemi che concederanno l’immortalità”.

Concludendo la nostra intervista, Darine afferma che “la cosa interessante è che la Beirut del 2050 non è poi così diversa da quella del 2014. Sempre più persone cercano la perfezione attraverso i numerosi servizi offerti. Sempre più persone sono cerebralmente morte a causa della mancanza di libertà di pensiero. La coscienza è sepolta sotto l’impero del capitalismo”.

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