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Omar Sharif e i Fiori del Corano

Omar Sharif

Al-Quds al-Arabi (24/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Classe 1932, Omar Sharif, noto in Occidente per le sue interpretazioni nei film Dottor Zivago, Lawrence d’Arabia e Il Signor Ibrahim e i Fiori del Corano, soffre da tre anni del morbo di Alzheimer. Lo ha dichiarato il figlio Tarek Sharif al quotidiano spagnolo El Mundo, secondo cui è difficile stabilire a quale stadio si trovi la malattia, ma che le sue condizioni “non miglioreranno né peggioreranno”. L’ottantaduenne attore egiziano, nato ad Alessandria da genitori di origine libanese, è consapevole della propria identità e di essere un attore famoso, ma quando i suoi fans si avvicinano fatica a comprenderne il motivo. “Spesso pensa che siano conoscenti di cui ha dimenticato il volto”, spiega il figlio, e ha perdite di memoria riguardo dettagli specifici della sua vita, come dove si trovasse ieri o che ruolo avesse recitato in un determinato film. Nondimeno ricorda di essere stato un tempo il Dottor Zivago.

Condizioni stabili dunque, ma ci sono giorni in cui sembrano peggiorare. Nonostante abbia divorziato da lei nel 1974, Sharif chiede spesso della sua ex moglie, l’attrice egiziana Faten Hamama, morta lo scorso gennaio. Ha sempre detto che l’amore della sua vita era lei, per sposare la quale nel 1955 si era convertito all’islam (era di famiglia cattolica greco-melchita). Consapevole della sua malattia, ha raccontato il figlio, rifiuta di fare gli esercizi consigliati dai medici per rallentarne il progredire. La memoria è abissale per definizione, anche per gli individui considerati “sani”. Ad esempio, a seconda delle generazioni, Omar Sharif viene ricordato per i film in cui ha recitato nel corso della sua lunghissima carriera. Nel 1962 Lawrence d’Arabia di David Lean, che gli è valso il Premio Oscar per miglior attore non protagonista, il Golden Globe per miglior attore debuttante e miglior attore non protagonista. Tre anni dopo ha consegnato alla storia del cinema la sua interpretazione struggente ne Il Dottor Zivago, dello stesso regista, per cui ha vinto il Golden Globe per miglior attore in un film drammatico. Fino ad arrivare a Il Signor Ibrahim e i Fiori del Corano (2003) e Hidalgo (2004).

Quella di Omar Sharif è una personalità che racchiude in sé un intreccio fantastico di culture, per origine ed evoluzione, ma anche per le lingue da lui correntemente parlate: arabo, francese, inglese, italiano, greco e turco. Una condizione esistenziale che si può considerare ben interpretata da un altro personaggio che ha recitato nel 2003. Si tratta di Ibrahim Demirci, sufi originario della Mezzaluna d’Oro, turco di origine mesopotamica, proprietario di un negozio nella periferia di Parigi, che tutti chiamano il “negozio dell’Arabo”. Spiegherà lui stesso nel film che la gente chiama così qualsiasi negozio aperto fino a notte fonda. Il film è Il Signor Ibrahim e i Fiori del Corano, del regista francese François Dupeyron, basato sul testo di Éric-Emmanuel Schmitt. Una pellicola che in un momento di guerre geopolitiche ed economiche ma combattute sotto le mentite spoglie dello scontro tra culture, dovrebbe ricordare a tutti che cultura e guerra sono concetti in totale antitesi. E se qualcuno periodicamente lo dimentica, sarà il caso che si accerti di non soffrire di Alzheimer.

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