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L’Occidente tra la Libia e la Siria

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L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (24/04/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Più volte, specie negli ultimi tempi, l’Occidente ha spinto per l’invasione della Libia. L’ultima dichiarazione arriva dal ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, il quale di recente ha confermato la possibilità di inviare truppe nel paese nordafricano, dichiarazioni condivise precedentemente anche dall’Italia e dalla Francia.

È chiaro dunque che l’Unione Europea è pronta ad una penetrazione terrestre nel paese; tuttavia, tale operazione è stata ritardata da un punto di vista legale che vede il governo di accordo nazionale in Libia, guidato da Fayez al-Sirraj, in attesa dell’approvazione da parte del Consiglio dei Rappresentanti, con sede a Tobruk, il quale a sua volta cerca di trovare il modo per sfuggire al sultano Belqasim Haftar che ne vieta la rappresentanza in diversi modi.

L’entusiasmo occidentale verso l’invasione rimanda a due operazioni: la prima consiste nell’esaltazione europea di lotta al regime Daesh (ISIS) e la seconda nel desiderio di frenare i flussi migratori verso il vecchio continente. Entrambe le ragioni si ritrovano, in misura maggiore, anche in Siria a causa dell’enorme frantumazione del tessuto sociale e politico e delle violente guerre che colpiscono l’area. Ancor di più, entrambi questi elementi sono alla base della formazione delle forze Daesh in Libia e del crescente numero di profughi in fuga dal Levante.

A differenza della Libia dove l’intervento occidentale ha preceduto la caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi, la Siria, fino ad ora, ne è stata risparmiata, soprattutto dietro insistenza americana e sin dall’inizio della rivoluzione, ostacolando così la caduta del presidente Bashar al-Assad, il riconoscimento del governo di opposizione o anche l’aumento di aree di sicurezza per i siriani proteggendoli dal bombardamento del regime che ha infranto tutte le linee rosse internazionali, tra cui l’utilizzo di armi chimiche contro il suo popolo.

Nella sua ultima dichiarazione il presidente americano, Barack Obama, ha affermato che “sarebbe stato uno sbaglio” l’invio delle sue truppe o di qualsiasi altra forza straniera in Siria per il rovesciamento del regime di Assad, in quanto una simile operazione avrebbe dimostrato una continuazione fastidiosa della politica di quest’ultimo intorno alla Siria stessa.

Le dichiarazioni americane e britanniche mostrano una forte contraddizione in merito alla questione siriana e libica che si esprimono nella protezione al regime siriano e nell’impossibilità per l’opposizione di creare un vero e proprio governo, oppure di garantire la copertura araba alle aree di sicurezza, e di porre fine all’attenzione occidentale verso Daesh. Ne deriva che l’Occidente non vuole affrontare le ragioni alla base della comparsa di tale organizzazione in quanto esse rivelerebbero il complicato legame organico tra le democrazie liberali e i regimi autoritari arabi.

In tale contesto, il colonnello Gheddafi è stato spodestato come “parte di un’operazione” e il risultato di un “fraintendimento” tra un regime autoritario che non ha saputo vendere la sua tirannia alla comunità internazionale, ma al contrario è divenuto lo zimbello mediatico, e un regime che ha superato il primo in termini di crimini contro l’umanità, poggiando sulla retorica cara all’Occidente di lotta al “terrorismo islamico” o di “protezione delle minoranze”. Bashar al-Assad è divenuto l’omicida elegante che ha ucciso solo il suo popolo, costringendo milioni alla fuga, e che ha trovato l’appoggio oltre che di Russia, Iran, Corea del Nord e alcuni Stati dell’America Latina, anche di compagnie e lobby occidentali e arabe unite da ideologie che mirano a difendere il “laicismo” e la sinistra, senza però metter fine ai partiti razzisti di destra di odio sincero verso tutto ciò che concerne gli arabi e i musulmani.

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  • Le armi chimiche in Siria sono state utilizzate, dopo essere state trafugate dagli arsenali libici, dagli ascari dei satrapi sauditi, aiutati dai turchi di Erdogan e della CIA.