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Obama, Obama!

obama-ve-putin-meksika-da-suriye-konusunu-gorustu-3717612_2444_oDi Ghassan Charbel (Al Hayat, 02/09/2013). Barack Obama va al G20 dopo il suo intervento nella crisi siriana. Non gli basta per consolarsi guardare David Cameron che è intervenuto per ultimo nella crisi. I più pensano che sarà confuso quando stringerà la mano a Tayyep Erdogan che aspettava l’attacco, sicuro che prima o poi sarebbe arrivato. Erdogan è l’ultimo a colpire in Siria.

La stretta di mano tra l’inquilino della Casa Bianca e quello del Cremlino non sarà divertente. Il secondo gode a vedere il primo in confuzione davanti al campo minato siriano. Vladimir Putin pescherà nel lago di sangue siriano. Si è allontanato dal Consiglio di Sicurezza così come da Homs. Gli aerei che insanguinano l’opposizione e il paese sono suoi. E la spada che paralizza il Consiglio di Sicurezza è la sua. L’ex spia ha realizzato un sogno antico. Ossia la vendetta dall’America che ha distrutto l’Unione sovietica senza colpo ferire. Dall’America che ha circondato l’Unione russa di paesi che sono migrati nella NATO.

I due uomini sono molto diversi. Obama appare in veste accademica e tempesta i suoi discorsi di sentimenti umanitari e di grandi principi. Ha scelto di far rientrare i soldati americani da due guerre che sono andate di pari passo con una crisi economica profonda. Forse vuole che nella storiarimanga di lui quest’immagine, insieme a quella dell’uomo che ha fatto uccidere Osama Bin Laden e che ha vinto il Premio Nobel per la pace. Possiamo aggiungere a questo la delusione per la “primavera araba” e gli orrori emersi dopo la caduta dei dittatori.

D’altra parte l’ex colonnello del KGB sembra covare un progetto per vendicarsi. Vendicarsi del suo paese, del suo esercito, e delle sue armi, della sua immagine e della sua capacità di difendere i suoi alleati. Lui ha l’ultima parola in una democrazia che per mezzo dei canini riesce a far adattare tutte le istituzioni senza eccezioni, compresi gli uomini d’affari. La sua esperienza nel soffocare la ribellione cecena lo ha forgiato a coesistere con il sangue. Putin ha approfittato della crisi siriana per regolare i conti con l’inquilino della Casa Bianca. Gioca con lo spirito della Conferenza di Ginevra per svelare i limiti della potenza americana. Non lascia nessun’altra scelta ad Obama se non quella di inviare l’esercito per sradicare il regime siriano, cosa che Obama non voleva fare, e il prezzo da pagare per la spedizione militare è salato. Così Obama è apparso al mondo confuso, indeciso e desideroso di allontanarsi dal focolaio di crisi siriano, dimenticando ciò che ha detto riguardo alla sua perdita di legittimità rispetto ad al Assad. Obama sta convivendo con la tragedia del sangue che viene versato nel territorio siriano. Che sfortuna. Il massacro con le armi chimiche ha ricordato al mondo intero il suo discorso sulla “Linea rossa”. Sono stati sollevati interrogativi sul ruolo di leadership degli Stati Uniti e sulla credibilità dei suoi impegni. Quando poi tutti si aspettavano che venissero lanciati i missili, Obama ha fatto un passo indietro chiedendo l’avallo del Congresso. Ha deluso i suoi alleati e l’opposizione siriana.

Il mondo ora è in attesa delle nuove date. Se il Congresso decide di punire l’amministrazione del governo siriano per aver usato armi chimiche e rilascia ad Obama l’autorizzazione, il Presidente sarà più abilitato a dirigere un’operazione nociva contro il regime di Assad di quanto non lo fosse senza l’ok del Congresso. Il Presidente si è impegnato a punire il regime di Assad. Se otterrà l’autorizzazione questa lo aiuterà a superare l’ “operazione di chirurgia” per persuadere il sistema ad adottare le linee di condotta di Ginevra. L’autorizzazione stessa rappresenterà un messaggio alla Russia e all’Iran e agli alleati del regime siriano. Se il Congresso non darà l’autorizzazione al Presidente, la crisi siriana entrerebbe in una nuova fase, diversa. L’incapacità di Obama di muoversi solleverà domande difficili e profonde tra gli alleati del suo paese.

L’osservatore ha il diritto di chiedersi: Putin vuole passare da un ruolo di ostruzionista a quello di deus ex machina della situazione? Si può usare la minaccia americana di un intervento per far sì che il regime siriano approdi a una carta che faciliti l’avvicinarsi a una Ginevra-2?E il regime siriano desidera fornire tale documento? E’ pronto? E capisce la gravità della situazione che si troverà di fronte? E cosa ne sarebbe dell’Iran presente nel campo sirian? Da quando c’è stato il massacro con le armi chimiche, il mondo si riempie la bocca di due parole: l’intervento e Obama. Aspettando le delibere del Congresso il nome del Presidente viene ripetuto in continuazione. Gli esperti invitano alla prudenza, precisando che Obama non è George Bush ma neanche Madre Teresa. Nelle settimane prossime la crisi siriana sarà legata alle vicende di un unico uomo: Barack Obama. So che chi ci crede inneggia a “Obama” e i delusi invece esclamano: “Obama Obama”.