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La nuova Algeria senza coscienza di sé stessa

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L'Algeria è cresciuta in termini demografici, militari ed economici, ma a livello politico è rimasta immobile

Di Abed Charef. Al Huffington Post Maghreb (20/09/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

L’Algeria è cambiata. Non viviamo più nello stesso Paese dei nostri genitori, per non parlare dei nostri nonni. Ma questi cambiamenti non sono stati accompagnati dalla necessaria evoluzione del modello di gestione del Paese, né delle istituzioni. I dirigenti, i partiti, i politici, non hanno preso provvedimenti e non hanno tirato le somme dei cambiamenti avvenuti.

L’Algeria è oggi un paese di 40 milioni di abitanti, quattro volte tanto dei tempi dell’indipendenza, arrivando ai livelli di Spagna e Italia. Il Paese occupa oggi quello che viene definito il quarto stadio nazionale, che comprende nazioni in cui la massa demografica permette di avere una presenza regionale, riuscendo a garantire uno sviluppo tanto economico quanto militare.

Anche gli abitanti dell’Algeria hanno cambiato profilo. Secondo le cifre dell’Ufficio Nazionale delle Statistiche (ONS), oggi l’80% della popolazione è urbanizzata e istruita, al contrario dei tempi dell’indipendenza (20%). Ciò implica la presenza di una popolazione che conosce i suoi diritti, o che per lo meno ha l’impressione di conoscerli. Nonostante l’urbanizzazione, tuttavia, le tradizioni rurali non sono state del tutto abbandonate, anzi: sembra che le popolazioni cittadine tendano a tornare a delle pratiche che parevano scomparse nel contesto urbano. Uno sconvolgimento che rende ancora più complessa la gestione del Paese.

Sul piano economico, l’Algeria ha cambiato status. Il PIL ha superato i 200 miliardi di dollari, anche se ci si attende un calo entro la fine del 2016. Le esportazioni e le importazioni sono cresciute negli ultimi anni. Anche in termini geopolitici, il cambiamento è significativo. Per molto tempo, l’Algeria ha esercitato una certa influenza grazie al prestigio della sua guerra di liberazione e anche all’appoggio dell’ex Unione Sovietica. Oggi, l’esercito algerino ha cambiato faccia operando dei cambiamenti strutturali necessari per far fronte alla gestione di un territorio immenso e vario dal punto di vista della difesa della nazione.

Tutti questi cambiamenti, impongono un nuovo modello politico: metodi innovativi, istituzioni moderne, norme adatte al mondo emergente. E qui casca l’asino, perché i responsabili di gestire gli affari del Paese si aggrappano ancora a metodi desueti, completamente inadatti. Incapaci di passare al mondo politico moderno, animato da partiti e società autonomi, impongono un ritorno alle nozioni che conoscono meglio: la tribù, la regione, sistemi anacronistici di alleanze. Lobby e clan fanno da centri di  gestione degli equilibri di potere occulti e informali a scapito delle istituzioni, dei responsabili legali e dei politici eletti.

È su questo punto che il Paese deve rinnovarsi, uscendo dall’arcaismo per entrare in un mondo moderno, dove la legge ha la precedenza su tutto il resto. In molti paesi, è stata l’audacia politica che ha permesso di realizzare o di favorire i grandi cambiamenti economici e sociali. L’Algeria è cresciuta in termini demografici, militari ed economici, ma a livello politico è rimasta immobile.

Abed Charef è un politologo, scrittore e giornalista algerino.

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