Chiunque voglia documentarsi sui fatti degli ultimi quattro anni delle rivolte di piazza dopo 40 di dittatura del presidente Hosni Mubarak può affidarsi al libro di Giuseppe Acconcia, giornalista e ricercatore specializzato in Medio Oriente, dal titolo “Egitto. Democrazia militare”.
Il linguaggio è rapido e molto chiaro senza indugiare in discorsi tortuosi
I passaggi storici vengono citati con gli approfondimenti necessari senza appesantire il discorso e il lettore si trova immerso nella attualità egiziana senza sentirsi spaesato.
I problemi egiziani sono gli stessi da anni: discriminazione, ingiustizia sociale. corruzione, sfruttamento degli operai e dei contadini, mancanza dei diritti di base, mancanza di verde, acqua e cibo di buona qualità. Ma gli eventi che si sono susseguiti non solo in piazza Tahrir ma in tutto l’Egitto da nord a sud li hanno riportati alla luce nella speranza che le nuove generazioni potessero meglio chiarire i concetti di giustizia sociale che nulla hanno a che vedere con la religione.
Giuseppe Acconcia cammina per i quartieri più rappresentativi del Cairo. La storia ed il fascino delle strade e dei monumenti lo fanno riflettere sui problemi attuali aiutato dagli abitanti delle strade dai negozianti dagli attivisti, dalle donne.
Gli operai delle storiche fabbriche del Cairo e la gente di Suez, Aswan, Alessandria, Siwa conoscono bene i problemi del loro paese e non serve un esperto per spiegarli: basta muoversi ed andare nelle loro case, nei caffè e nelle botteghe dove la vita scorre poveramente ma non priva di critica.
La città dei morti ed il quartiere degli Zabalin non sono dipinti di folklore ma della realtà di una vita che annaspa tra malattie e presa di coscienza di un miglioramento delle condizioni di vita sempre in balia del pericolo dei militari e dei gruppi integralisti che si vogliono dividere il territorio.
L’opposizione laica e quella della Fratellanza Musulmana sembra non abbiano ascoltato abbastanza la gente per le strade egiziane. Mubarak ha soffocato il paese per anni, il presidente Morsi ha voluto emulare i faraoni precedenti e Sisi ha spazzato via le ceneri di Tahrir e di Raba’a al Adawiyya per ristabilire il potere nelle mani di militari con la faccia di angeli votati alla democrazia con le mani insanguinate.
Giuseppe Acconcia che vive e lavora in Egitto ha l’occhio critico di chi non si lascia incantare da un imbarazzante orientalismo ma ha la delicatezza della verità che è il suo segreto per entrare nel cuore degli egiziani ed ascoltare da loro i fasti del passato, la gioia della protesta, il dolore della sconfitta ma ancora tanta speranza per il futuro.
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