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La non-strategia degli USA

Di Abdul Rahman al-Rashed. Asharq Al-Awsat (31/08/14). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

È un bene che Obama abbia riconosciuto che il suo governo non possiede alcuna strategia per fronteggiare l’ISIS in Siria, attirando l’attenzione e scatenando la rabbia di alcuni politici americani. Dopo questa dichiarazione, il portavoce ufficiale della Casa Bianca ha cercato di chiarire le parole del presidente: la mancanza di una strategia non implica l’assenza di una politica rispetto a quello che sta accadendo in Siria. La verità è questa “delucidazione” si è rivelata ancora più oscura e sconcertante.

La Siria è solo una terra di guerre, non c’è più uno Stato, nemmeno se dovesse vincere Assad, restando al potere con il soccorso delle forze iraniane, delle milizie irachene, di Hezbollah e con il corridoio di aiuti militari russi. Non c’è più un regime, né uno Stato, ma solo delle mere organizzazioni che rappresentano Assad: la dentellatura del vecchio regime presente in alcune aree della capitale e di molte città costiere. Il resto del Paese, invece, rispecchia la frammentazione di altre organizzazioni: lo Stato Islamico, il Fronte Al-Nusra, l’Esercito Libero e i curdi.

Quando Obama dice di non avere una strategia contro l’ISIS, egli afferma di non avere un piano contro lo Stato Islamico in Iraq, poiché l’organizzazione ha la mente in Siria, ma il suo braccio è in Iraq. Se Obama avesse avuto veramente un piano, se l’opposizione civile siriana, che comprende donne, cristiani, curdi, alawiti e sunniti avesse ottenuto il giusto appoggio, se gli Stati confinanti, specialmente la Turchia, avessero impedito il passaggio dei terroristi provenienti da ogni parte del mondo, forse oggi l’ISIS non avrebbe questo riverbero regionale e non rappresenterebbe un pericolo.

In definitiva, siccome gli USA non hanno avuto una strategia per tre anni, se non adottando la tattica dell’osservazione e dell’attesa, le organizzazioni terroristiche più forti hanno preso il sopravvento, come Al-Qaeda in Yemen, Al-Nusra in Siria, l’ISIS, Boko Haram in Mali, Ansar Al-Sharia in Libia e Ansar Bayt Al-Muqaddas nel Sinai. I jihadisti, infatti, si sono approfittati del caos e del vuoto lasciati dagli Stati Uniti. Non aver avuto alcuna strategia ha comportato la diffusione di tutte queste organizzazioni, che non minacciano solo il Medio Oriente, ma il mondo intero.

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