Dialogo interreligioso e lotta all’estremismo saranno i temi fondanti dell’udienza tra Papa Francesco e Hassan Rohani, già stabilita per il 14 novembre scorso e poi rimandata per gli attentati di Parigi. Il 26 gennaio è la data dell’udienza.
La prima e ultima visita di un presidente iraniano in Vaticano risale al 1999, quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Mohammed Khatami, quinto presidente dell’Iran dal 1997 al 2005. Fu lo stesso Khatami a guidare la delegazione iraniana ai funerali di Papa Wojtyla nel 2005.
Nel 2013 Rohani aveva incontrato il nuovo Nunzio Apostolico in Iran, Mons. Leo Boccardi, sottolineando in quella circostanza che “Islam e Cristianesimo hanno bisogno di dialogo oggi più che mai, in quanto alla base dei conflitti religiosi c’è soprattutto l’ignoranza e la scarsa conoscenza reciproca”. Terrorismo ed estremismo sarebbero dunque nemici in comune per Iran e Vaticano.
Lo scorso settembre a Filadelfia invece, Papa Francesco aveva incontrato la vicepresidente dell’Iran, Shahindokht Molaverdi, che guidava in quella circostanza la delegazione iraniana durante la Giornata Mondiale delle famiglie. “L’uso e abuso del nome di Dio e le azioni violente che ne derivano non possono essere accettate dai fedeli di nessuna religione”, aveva detto la Molaverdi dopo l’incontro con il Papa.
L’11 gennaio scorso inoltre, dopo aver incontrato il Corpo diplomatico iraniano sulla questione del nucleare, il Pontefice aveva parlato dell’importanza di “intese internazionali che fanno ben sperare per il futuro e che contribuiscono a favorire un clima di distensione nella regione”, aspirando ad un mondo più sicuro e fraterno. Effettivamente l’incontro del 26 gennaio arriva proprio dopo la revoca delle sanzioni legate al nucleare il 16 gennaio, quando gli ispettori ONU hanno dichiarato che la Repubblica Islamica ha rispettato gli accordi presi sul ridimensionamento del suo programma atomico.
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