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Nessun compromesso con l’Iran sui diritti umani

Di “Amici di un Iran Libero”. Euractiv (09/12/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

Lo slogan di quest’anno, “Human Rights 365” (Diritti Umani 365), sottolinea che ogni giorno è la Giornata dei Diritti Umani. Esaminiamo, quindi, le violazioni dei diritti umani perpetuate dall’Iran ogni giorno dell’anno e analizziamo il record del così chiamato presidente moderato, Hassan Rohani.

l’Iran di Rohani è un Paese in cui i diritti umani non solo vengono violati, ma sono spesso letteralmente inesistenti. Lo scorso mese, infatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la sessantunesima volta, ha condannato l’Iran per la sua sistematica violazione dei diritti umani. Nonostante la propaganda di Teheran, con Rohani al governo la situazione dei diritti umani si sta deteriorando più velocemente di quanto avvenisse con il suo tristemente noto predecessore, Mahmud Ahmadinejad. Ci sono state almeno 1.100 esecuzioni nei 15 mesi di governo di Rohani, più che in ogni periodo simile negli ultimi 25 anni. Tra le vittime ci sono dissidenti politici come Gholamreza Khosravi, che è stato condannato a morte per aver fatto una piccola donazione finanziaria al principale gruppo di opposizione.

L’Iran detiene il record mondiale per il più alto numero di esecuzioni pro capite ed è il più grande esecutore di condanne a morte di giovani delinquenti. Inoltre, con Rohani le condanne a morte contro minoranze etniche e religiose sono aumentate drasticamente. Diversi preti sono stati incarcerati per aver sostenuto il loro credo. Secondo Giornalisti Senza Frontiere, l’Iran di Hassan Rohani è diventato il Paese che arresta più donne giornaliste e netizen (attiviste su internet) al mondo, con almeno 65 giornalisti dietro le sbarre, ed è “uno dei Paesi più repressivi per quanto riguarda la libertà di informazione”.

Inoltre, il maltrattamento delle donne è stato al centro di questo teocratico regime. Ad ottobre, gruppi organizzati affiliati al clero sono stati responsabili di attacchi acidi su donne e ragazze iraniane, portando alla morte di almeno una delle vittime e sfigurando e accecando molte altre. Il 25 ottobre, nonostante gli appelli internazionali, il governo di Rohani ha impiccato Reyhaneh Jabbari, una ragazza di 26 anni, per essersi difesa da un poliziotto che aveva cercato di violentarla.

L’Unione Europea non può restare in silenzio davanti agli orrendi crimini commessi dall’Iran. Le negoziazioni nucleari non devono essere un pretesto per chiudere un occhio davanti alle violazioni dei diritti umani. È ora che l’Europa mostri i denti.

Sono membri di “Amici di un Iran Libero”: gli europarlamentari Gérard Deprez (ALDE – Belgio), Tunne Kelam (EPP – Estonia), Ryszard Czarnecki (ECR – Polonia), Eduard Kukan (EPP – Slovacchia), José Bové (Verdi – Francia), Julie Ward (S&D – Regno Unito) e Rina Ronja Kari (GUE/NGL – Danimarca).

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