News Zoom

“My Sister Who Travels”: immagini di donne dal panorama mediterraneo

Di Ben East. The National (11/08/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

In copertina, una foto dalla serie “Imported Landscape” di Corinne Silva

La Mosaic Rooms di Londra è considerata lo spazio artistico per le voci più eccitanti, progressiste e creative del mondo arabo. Ramo britannico della AM Qattan Foundation, questo spazio ha ospitato molte esibizioni affascinanti di artisti come il fotografo tedesco Kai Wiedenhöfer e la pittrice egiziana Nermine Hammam. Ma ora è tempo di dare un’opportunità a nuove voci e, forse, a idee fresche e inedite.

Primo frutto di questo nuovo approccio è l’esibizione dal titolo “My Sister Who Travels”: mettendo insieme sei artiste contemporanee che guardano al panorama del bacino del Mediterraneo – Medio Oriente, Nord Africa ed Europa – l’intenzione è quella di fare in modo che la gente rivolga di nuovo lo sguardo a Paesi e popoli come quelli del Marocco, del Libano, della Palestina e della Giordania.

“Era un’idea che mi ronzava intesta da anni”, dice la curatrice Martina Caruso. “Il campo della fotografia paesaggistica tende ad essere dominato dagli uomini, ma continuavo a sentire storie di donne fotografe appassionate da questa forma d’arte. Il Mediterraneo è servito per delimitare l’area geografica nella quale poter esplorare il tema della nazionalità e dell’appartenenza: ciò che volevo fare era esplorare il modo in cui le donne si approcciano a un paesaggio”. In “My Sister Who Travels”, il messaggio è che lo fanno in maniera molto diversa.

Le “Imported Landscapes” di Corinne Silva, ad esempio, sono una serie di fotografie del suo viaggio tra Tangeri e l’Algeria. Le immagini sono state poi montate su dei cartelloni pubblicitari in Spagna, facendo un commento sui sogni e sulle vite dei lavoratori migranti dal Nord Africa all’Europa.

Nei fotogrammi di Jannanne al-Ali nella sua installazione “Shadow Sites II”, la Giordania viene vista dall’alto: è un riferimento a come in Medio Oriente i posti sono stati visti nelle recenti guerre – dall’alto, come una mappa di Google.

“Molte delle artiste chiedono alla gente di considerare come si sentono nei confronti del Mediterraneo”, dice la Caruso. “In realtà, mi piacerebbe se le persone se ne andassero dalla mostra con più domande che risposte”, aggiunge.

L’artista algerina Halida Boughriet di certo provoca non poche discussioni con il suo “Transit”, un curioso film incentrato su uno stormo di rondini che volano sopra Istanbul in un tardo pomeriggio di febbraio. Con un sottofondo di conversazioni tra migranti che parlano del loro desiderio di andare via, il sotto testo è chiaro: “C’è un forte contrasto tra la bellezza di questi uccelli, quasi simili a fuochi d’artificio, e la violenza di ciò che viene detto dai migranti”, dice l’artista. “Mi ha fatto pensare a questo punto d’incontro tra Est e Ovest. […] L’idea dell’immigrazione è molto importante per me: vivo a Parigi, sono io stessa un’immigrata … e spero che le mie immagini possano muoversi oltre le frontiere”.

Questo potrebbe essere il metro del successo di una mostra esibita a Londra, ma con una visione globale del modo in cui la gente sente il mondo.

Vai al sito ufficiale della Mosaic Rooms

Vai all’originale