Di Ali Muhammad Fakhro. Al-Quds al-Arabi (17/11/2016). Traduzione e sintesi di Veronica D’Agostino.
Saremmo sciocchi se pensassimo che la battaglia di Mosul in Iraq e quella di Raqqa in Sira si risolveranno con la presenza di Daesh (ISIS) in territorio arabo. Non si arriverà a una vittoria per entrambe se non con un indebolimento di Daesh e la fine del progetto del califfato islamico, altrimenti il potenziamento e l’ascesa di altri gruppi come Al-Qaeda potrebbero diventare una nuova realtà.
In un futuro prossimo, infatti, potremmo assistere a nuove bande, milizie e attentatori che semineranno terrore, uccideranno persone innocenti e attaccheranno istituzioni pubbliche e private nel mondo arabo e all’estero. Questi gruppi utilizzeranno tutti i mezzi possibili per mantenere gli arabi, i musulmani e la religione islamica in lotta perenne col mondo e, per raggiungere ciò, i loro leader otterranno tutto l’aiuto materiale necessario per arrivare alle orecchie e alle menti dei ragazzi emarginati, disoccupati e arrabbiati per mille ragioni.
Nel dipingere questo quadro ci assumiamo la responsabilità poiché crediamo che il contesto politico, economico, sociale, culturale e religioso attuale dei paesi arabi resterà così ancora a lungo. Non è possibile che la vita politica si basi sulla tirannia e l’oppressione delle forze di sicurezza, sulla monopolizzazione di minoranze, tribù, dottrine, etnie, né tanto meno sul denaro, la corruzione e i mercati della globalizzazione. Non è possibile una vita politica se esiste un terreno favorevole al terrorismo e alla distruzione delle società. Allo stesso modo, la vita economica non può concentrare la ricchezza nelle mani di uno e lasciare che gli altri vivano nella povertà e nell’umiliazione; così come il sistema sociale e culturale non può basarsi sulla celebrazione del passato, sull’irrazionalità e sulla resistenza al rinnovamento e alla transizione verso la modernità. Il sistema nazionale regionale non può essere esasperato dai conflitti e dai complotti tra i suoi componenti e permettere all’estero di tracciare i confini del mondo arabo e del suo futuro e chiedere di accettare i sogni e le ambizioni del popolo sionista, se non è un territorio favorevole per tutti.
La sconfitta di Daesh a Mosul e a Raqqa, se non accompagnata da enormi cambiamenti rapidi e radicali, dalla nascita di nuove forze capaci ed efficaci e dall’azione dei governi e delle società civili, farà sì che il fenomeno jihadista duri per i prossimi decenni.
Nel corso degli anni, questa nazione ha sottovalutato le enormi potenzialità settarie e distruttive che hanno portato a divisioni confessionali ridicole sulla base di motivi politici e argomenti storici banali, di cui oggi se ne vedono i risultati.
Ora, alla vigilia della sconfitta militare di Daesh, non dobbiamo cadere nella trappola di quelle abitudini e sottovalutazioni storiche nel futuro. Si tratta di una sfida tra i sistemi politici e la società civile, di una sfida urgente che non può aspettare: questa volta, non ci saranno solo perdite politiche, religiose ed economiche, ma una vera e propria perdita culturale ed esistenziale per la civiltà.
Ali Muhammad Fakhro è un intellettuale e giornalista del Bahrein.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu
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